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lunedì 29 marzo 2021

LA LUCE DELL'ATTO PRIMO

marzo 29, 2021 Posted by Gabriele Cianfrani , , , , No comments


È possibile discutere in merito a ciò che non esisterebbe se mancasse il fondamento, escludendo «di proposito» il fondamento? Eppure pare proprio che tante volte si voglia escludere il fondamento. Quale fondamento? Quello dell’atto primo: ciò che fa sì che una cosa sia e che sia tale cosa e non altra. Si tratta della forma sostanziale, la quale è ciò che apporta vita, specifica la cosa e media l’atto d’essere (actus essendi), che fondamenta anche la forma sostanziale. In ultimo, l’atto d’essere è conferito da Colui che è il Suo stesso Essere (Ipsum Esse subsistens), ossia Dio. Dunque l’atto primo gode di una importanza notevole! In merito al discorso circa l’atto primo e la vita in generale, ma soprattutto in merito a quella umana, è possibile cliccare qui.


mercoledì 24 marzo 2021

LA TRAGICA SCELTA: PADRE - MADRE O GENITORE 1 - GENITORE 2?

marzo 24, 2021 Posted by Gabriele Cianfrani , , , , , No comments

 


Pare sia tornata nuovamente in campo la proposta di apporre sul documento d’identità, per i ragazzi e ragazze al di sotto di 14 anni, la dicitura «genitore 1» e «genitore 2». Se spetti al padre o alla madre essere genitore 1 o genitore 2 è una decisione alquanto ardua… Ma se si decidesse per una sorta di equivalenza, tanto vale che resti la dicitura tradizionale, senza porsi aporie circa la «privacy», che potrebbe esser considerata come una aporia camuffata. Proviamo una riflessione.

Nelle Litaniae Lauretanae beatae Mariae Virginis, in merito a Maria «Madre di Dio», troviamo il latino «Sancta Dei génetrix». Ciò gode di una certa importanza, in quanto vuol dire «genitrice», al femminile. Ma a questo punto non sarebbe neanche pensabile il fatto di sostituire la dicitura genitore 1/genitore 2 con genitore/genitrice, per il semplice motivo che chi vuole apportare tale modifica – senza fare nomi, tanto per molti è chiaro – rientra sempre tra coloro che si battono per le «discriminazioni», con lo scopo di ottenere una sorta di egualitarismo assoluto. Pertanto, anche questa volta, pare che il problema della «privacy» rimandi ad una impostazione antropologica ben precisa. E in ciò consiste la contraddizione, dato che si recherebbe più discriminazione di quel che non si pensa!

Genitore e genitrice, di per sé, hanno a che fare con la «generazione», con il generare – da γενναω (genero, produco) –, per cui ci troviamo nella vera «complementarietà». Se mancasse questo punto si rischierebbe di incorrere in quella autonoma forza di affermazione non esente da egoismo.[1] La prima comunione è quella che si instaura e si sviluppa tra i coniugi: in forza del patto d’amore coniugale, l’uomo e la donna «non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19,6; cfr. Gen 2,24) e sono chiamati a crescere continuamente nella loro comunione attraverso la fedeltà quotidiana alla promessa matrimoniale del reciproco dono totale. Questa comunione coniugale affonda le sue radici nella naturale complementarietà che esiste tra l’uomo e la donna, e si alimenta mediante la volontà personale degli sposi di condividere l’intero progetto di vita, ciò che hanno e ciò che sono: perciò tale comunione è il frutto e il segno di una esigenza profondamente umana.[2]

Per tal motivo, che poi risulta intrinsecamente umano, difficilmente si può essere indotti a credere che la dicitura genitore 1 e genitore 2 sia richiesta solo per motivi di privacy. Ciò che traspare è il mettere in discussione la complementarietà tra i genitori. Ma tale complementarietà, che possa piacere o meno, la si riscontra già sul piano biologico, su quello sessuale, ma non solo. Interessante il fatto che la parola «sesso», secondo alcune ricerche, abbia a che fare con il greco τίκτω (partorisco, genero) e che «figlio» si dica anche – in tal caso – τέκνον, ma anche in altri modi con sfumature importanti. Ma nonostante l’etimologia esatta sia ancora sotto ricerca, la parola «sesso» deriverebbe anche dal latino secare (dividere). In ogni caso, lasciando ampio spazio per discussioni, pare che si ponga sempre in evidenza la «complementarietà». Dunque non si vede il motivo per cui ciò che rientra nella essenza di una persona umana – nella sua φύσις (natura) – sia problematico per la privacy, in virtù della quale occorre porre rimedio.[3] Se ciò risultasse un problema, allora il discorso interesserebbe la persona umana nella sua interezza, per cui l’attenzione verterebbe sul piano antropologico. Se così fosse il pensiero sarebbe molto più radicale di quello della «privacy». Pertanto, per concludere – non definitivamente, poiché la questione merita di essere ripresa –, pare proprio che questa complementarietà, che si riscontra concretamente nei genitori, per cui nella famiglia, sia uno dei bersagli della nuova dicitura. Il bersaglio principale pare che sia l’identità stessa della persona, con le sue differenze essenziali, all’insegna di una sorta di egualitarismo assoluto. C’è da chiedersi: è possibile realizzare un puzzle eliminando le differenze di ogni pezzo?

 

 Gabriele Cianfrani



[1] Cfr. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 6.

[2] Ibid., n. 19.

[3] Dal punto di vista metafisico, la differenza sessuale rientra nella categoria degli «accidenti», ma sono «inseparabili». Vi sono accidenti «propri», ossia dai princìpi della specie, per cui dipendono dalla forma (sostanziale): il nitrito del cavallo non è il cavallo, ma promana dalla sua natura, che si fondamenta nella sua forma sostanziale; vi sono accidenti «inseparabili», ossia dai princìpi dell’individuo e hanno causa permanente nell’individuo: un cavallo è tale per la forma, ma è maschio o femmina a causa dell’accidente inseparabile che rientra nei princìpi dell’individuo; poi vi sono accidenti «separabili», con causa esterna. Dunque la sessualità non rientra nella separabilità dall’individuo (Cfr. C. Ferraro, Appunti di metafisica. Un percorso speculativo, pedagogico e tomistico, Lateran University Press, Roma 20182, pp. 331-332). Tali accidenti «inseparabili» hanno la causa permanente nel soggetto – habent causam permanentem in subiecto, et haec sunt accidentia inseparabilia, sicut masculinum et feminum et alia huiusmodi (Tommaso d’Aquino, QD anima, a. 12 ad 7um).