Alberto Castaldini,
L’adesione diabolica. Una sfida antica fra dannazione e salvezza,
Sugarco Edizioni, Milano 2023
Recensione
a cura di Gabriele Cianfrani
Il libro che ho il
piacere di recensire, dedicato al grande esorcista e Servo di Dio P. Candido
Amantini (1914-1992), è “L’adesione diabolica. Una sfida antica fra
dannazione e salvezza” del Prof. Alberto Castaldini[1], che conosco personalmente
e al quale va la mia stima e la mia gratitudine per un lavoro come questo. Sì,
perché il Prof. Castaldini pone in luce alcuni aspetti antropologici – e non
solo – di grande importanza, chiamati in causa a fronteggiare quell’azione
diabolica nei confronti della quale, purtroppo ma molto spesso, si finisce per
assecondarla, o meglio, per «aderirvi». Questo aspetto risulta centrale e lo si
capisce già dal primo capitolo: La libertà spezzata. È proprio dalla
libertà, che viene talmente piegata da «spezzarsi», che tutto ha inizio.
È importante, soprattutto
per lo smarrimento odierno su temi come quello trattato dal Prof. Castaldini, dato
che quando si parla del Maligno il riferimento non è ad una realtà impersonale,
ma certamente personale, dal momento che il Maligno è un angelo caduto e come
tutti gli angeli (buoni e cattivi) è una «persona»: omne subsistens in
natura rationali vel intellectuali est persona (Tommaso d’Aquino, Summa contra Gentiles, IV, c. 35).
Ciò emerge chiaramente sia dalla prefazione di don Silvio Zonin (esorcista
della diocesi di Verona) sia dall’introduzione dell’Autore.
Ora, la libertà
dell’uomo, che come facoltà spirituale rientra nella sua costituzione
ontologica, conobbe il primo ostacolo con i progenitori Adamo ed Eva. Senza
svolgere particolari approfondimenti, è possibile notare che alla domanda del
serpente (cfr. Gen 3,1) la donna risponde inserendo il «non toccare» (cfr. Gen
3,3), ossia inserisce del suo al divieto divino, acconsentendo al serpente, per
poi ritrovarsi con la libertà piegata, o meglio, spezzata. Tale stato poteva
essere sanato soltanto dal rinnovamento della creazione in Cristo, come risulta
dall’epilogo del libro (Per una creazione rinnovata in Cristo), che
concede la partecipazione alla natura divina (cfr. 2Pt 1,4) per mezzo della gratia
gratum faciens conferita sacramentalmente, a partire dal sacramento del
Battesimo (cfr. Gal 3,27).
Passando in rassegna
alcuni punti, il Prof. Castaldini pone in evidenza il fatto che l’«adesione»
diabolica, per essere tale, non può non coinvolgere l’intelletto e la volontà.
Infatti, nel primo capitolo egli scrive: «[…] in cui la tentazione viene
perfezionata dalla volontà umana in iniziative che penetrano e si radicano nel
vissuto concreto, quotidiano, abituale, proprio e altrui» (p. 36). In
questo passo emerge un aspetto molto importante, ossia che la tentazione del
Maligno non si pone in maniera totalmente estranea all’essere umano, altrimenti
non vi sarebbe adesione alcuna, ma si radica nel vissuto, e se si radica nel
vissuto vuol dire che si radica in ciò che la volontà umana cerca per sua
natura: il bene. Infatti, se l’oggetto della volontà è il bene conosciuto,
ossia il bene presentato come tale dall’intelletto, la volontà è disposta
naturalmente ad aderirvi. Ma se questo bene venisse falsamente presentato come
tale, ossia un male sotto le sembianze di bene, allora occorrerebbe una seria
valutazione che chiami in causa l’agire morale, incluso il dinamismo delle
virtù, che implica sia la potenza dell’intelletto sia quella della volontà. Ciò
permette che un bene sia conosciuto e riconosciuto come tale. Tuttavia, come
ben scrive l’Autore, spesse volte nel cooperatore di iniquità si confonde ogni
criterio di discernimento. Ed ecco che dal punto di vista psichico e morale, la
fragilità umana – spesse volte evocata come una vera e propria scusa… – non
esonera l’uomo dal suo agire morale. Se è vero, come è vero, che agere
sequitur esse, all’«adesione» diabolica segue un vero e proprio
«assoggettamento», dal momento che viene coartato il vero agire libero
dell’uomo, per cedere il passo alla negazione della libertà umana, ergo alla
negazione dell’essere: «[…] poiché il diavolo, ribellandosi, negò l’essere,
e con esso sconvolse l’armonia della creazione oltre a negare Dio, se stesso e
gli uomini» (p. 40). Ora, tra i vari aspetti che il Prof. Castaldini
evidenzia, ve ne sono alcuni e tutti di estrema importanza: la deformazione
della intelligenza dei demòni, pur conservando quella volontà che continuamente
aderisce al male (cfr. pp. 41-42); la falsa mistica come ricerca
irrequieta che vuole trasformare l’uomo, cercando di elevarlo in modo illusorio
decretando la sua rovina, facendo a meno di Dio (cfr. p. 49); l’adesione alle
tenebre che giunge al cuore della questione antropologica situandosi nel nucleo
ontologico dell’uomo (cfr. p.52); l’immaginazione creatrice che si riscontra
nel mondo dell’occulto e che tende ad una vera e propria autodivinizzazione,
subordinando a ciò anche la Rivelazione divina (cfr. 60-61) ed altri. Tra i
vari aspetti ritengo particolarmente importante soffermare l’attenzione su
quello relativo alla «soggezione/assoggettamento» conseguente alla «adesione».
Lungi dal voler presentare il male come una sorta di algoritmo senza volto,
come tante volte capita di constatare nell’epoca odierna, che ha quasi perso il
concetto del volto (cfr. p. 121) e di conseguenza dell’identità,
ergo della personalità, non vi sarebbe adesione diabolica se
mancassero gli atteggiamenti attivo e cooperante, ossia
volontario (cfr. p. 82). Cosa comporterebbe l’adesione alla proposta del
Maligno? Non solo ciò che si definisce «peccato», ma un progressivo
deterioramento ontologico. Certamente, non si mette in discussione
l’immortalità dell’anima intellettiva, ossia l’anima umana – ovvio! –, ma
certamente l’uomo, considerato nella sua totalità di anima e corpo, nonostante
sia chiamato da Dio alla perfezione eterna, può incorrere nella più grande
imperfezione, ossia la dannazione eterna. Se Dio è l’Essere per sé
sussistente che partecipa l’essere alle creature, e l’essere come
atto è la perfezione di tutte le perfezioni, l’incontro eterno con Dio comporta
il compimento della perfezione umana, e sul piano soprannaturale comporta la
piena partecipazione alla Bontà divina – già la grazia santificante agisce
soprannaturalmente sul piano ontologico. Non solo, ma sia l’intelletto umano
sia la volontà umana troveranno in Dio il pieno appagamento, Colui che solo può
appagare in pienezza l’essere umano, essendo Egli somma Verità e somma Bontà.
Tutto ciò corrisponde ad una vera e propria perfezione ontologica della
creatura umana.
Al contrario, l’adesione
diabolica, che non può non includere il moto della volontà verso l’oggetto
diabolicamente presentato, mira a condurre ad una vera e propria dipendenza
morale dal demonio, tale da provare una sorta di gusto del peccato (cfr. p.
80). Ciò si riscontra nell’opposizione tra «virtù» e «vizi». Ed ecco che
l’agire morale, in quanto tale, non può prescindere né dall’intelletto né dalla
volontà, infatti, l’Apostolo dice: […] lasciatevi trasformare rinnovando il
vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è
buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12,2). Si noti l’ordine adoperato
dall’Apostolo: pensiero – volontà. Il discernimento avviene sul piano
intellettivo e successivamente subentra quello volitivo. Ma come l’intelletto
presenta alla volontà il suo oggetto, così la stessa volontà muove l’intelletto
e le due facoltà s’incontrano sul campo della libertà. Come riporta il
Catechismo della Chiesa Cattolica: la libertà è il potere, radicato nella
ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di
porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno
dispone di sé. La libertà è nell’uomo una forza di crescita e di maturazione
nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è
ordinata a Dio, nostra beatitudine (n. 1731).
Nell’«adesione» diabolica
è proprio la libertà ad essere coartata, impedendo alla creatura umana di
raggiungere la sua perfezione in Dio, sfociando in quell’assoggettamento che
non è altro che il risultato di un’adesione continua, scegliendo di partecipare
al mysterium iniquitatis, e ciò volontariamente, fino a subire una certa
conformazione a quest’ultimo.
Quale sarebbe il punto di
partenza? Il Prof. Castaldini parla di stupidità metafisica (p. 65) nel
rifiuto della propria creaturalità e di conseguenza nel rifiuto del progetto
divino. È tutto concatenato, dacché Dio ha creato l’uomo per un progetto
soprannaturale e l’uomo «aderisce» a tale progetto accettando, anzitutto, la
propria creaturalità.
Oggi più che mai è
necessario il ritorno ad una sana metafisica, anzitutto di stampo tomista,
anziché chiudersi in quell’antropocentrismo falsamente presentato come bene per
l’uomo, ma che in realtà continua imperterrito nell’estromissione di Dio dalla
storia dell’uomo.
Ora, il rifiuto di Dio
comporta il rifiuto della somma Bontà conseguente al rifiuto della propria
creaturalità, nella convinzione di poter fare a meno, ontologicamente, di Colui
che è (Es 3,14). Un rifiuto del genere implica la tendenza al non essere, nella
negazione dell’essere, e non a caso il Maligno è colui che nega soprattutto ciò
che il Creatore ha elargito sin dal principio: l’essere. La negazione
dell’essere equivale alla negazione non solo di se stessi ma anche di Dio, con
la differenza che Dio non può essere negato e non corre il rischio della
dannazione, l’uomo sì, dacché con l’«adesione» diabolica si assoggetta a colui
che è irreversibilmente dannato e che tende a negare anche se stesso pur di
negare Dio Creatore. E in tal caso la conformazione al mysterium iniquitatis
diventa così grande da propendere, addirittura, per la contraddizione,
estranea persino a Dio. Ma il Verbo incarnato ha mostrato anche questo,
affinché siano svelati i pensieri di molti cuori (Lc 2,35). Ancora una volta la
Beata Vergine, inseparabile dal Figlio eterno del Padre e sempre piena dello
Spirito Santo, è il modello perfetto della perfezione umana corrisposta al
progetto di Dio.
Un ringraziamento al
Prof. Castaldini per aver messo in luce, nel suo libro, quello che a questo
punto sembra essere l’aspetto più importante: la dipendenza ontologica e
antropologica dell’uomo da Colui che è l’Essere per sé sussistente e sommamente
Persona, offuscate dall’azione del Maligno, ma che dal riconoscimento di
tale dipendenza creaturale dipende la salvezza o la dannazione.
[1] Laureato in Giurisprudenza e
dottore di ricerca in Filosofia, è docente universitario, membro associato
della Facoltà di Teologia Greco-Cattolica dell’Università Babeş-Bolyai di Cluj,
in Transilvania, dove insegna filosofia e teologia della storia. Dal 2006 al
2010 ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest e ha ricoperto l’incarico
di addetto culturale dell’Ambasciata d’Italia in Romania. Collabora come
esperto con l’Associazione Internazionale Esorcisti (AIE).