Ciò che si esprime con la
parola «simbolo» non riguarda affatto qualcosa di sfumato, al limite con la
realtà, men che mai è un modo di dire. Spesse volte si sentono espressioni del
tipo: «è un gesto simbolico»; «è un modo di fare simbolico»; «quello è un
simbolo» e così via.
Il termine simbolo, dal greco σύμβολον (symbolon), deriva da σύμβάλλω (symballo), e la medesima è costituita da σύμ (sym) e βάλλω (ballo). Letteralmente risulta: insieme (sym) getto/pongo (ballo). Ora, da ciò si conclude che il simbolo esprime un «gettare/porre insieme», un «mettere insieme». Anzitutto riguardava una sorta di «segno di riconoscimento», come si vedrà.
Ad esempio, nella Scrittura troviamo alcuni gesti simbolici soprattutto
riguardanti i Profeti, ossia le «azioni profetiche» nell’Antico Testamento,
maggiormente in Ezechiele (cfr. 4,1-3; 5,1-2; 12,1-19; 21,11-12 e altri) e
Geremia (cfr. 13,1-11; 16,1-9; 19,1-11 e altri), ma anche in altri libri
(Isaia, Osea, Zaccaria ecc.). Il Nuovo Testamento presenta ugualmente gesti
assai simbolici, che non sarebbe possibile trattare al momento poiché
richiederebbe uno spazio considerevole. Ma ciò che è importante tenere presente
è che il «simbolo» rimanda alla partecipazione di una realtà estremamente
profonda che difficilmente può essere espressa come ci si esprime comunemente.
Ad esempio, la «croce di Cristo» presenta una profondità infinita – compendio dell’amore
di Dio per l’uomo –, e per quanto si possa discutere e fare ricerca, essa non
si esaurirà mai. Ed ecco che anche il semplice «segno della croce» – ‘semplice’
per modo di dire – consta di una intensità inimmaginabile.
Ma la ricchezza del «simbolo» è chiaramente riportata anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che dà fondamento e completa quanto esposto sopra: la parola greca σύμβολον indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva presentato come un segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l’identità di chi le portava. Il «Simbolo della fede» è quindi un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. Σύμβολον passò poi a significare raccolta, collezione o sommario. Il «Simbolo della fede» è la raccolta delle principali verità della fede. Da qui deriva il fatto che esso costituisce il primo e fondamentale punto di riferimento della catechesi (n. 188).
In conclusione, quando si pronunciano le parole del «Credo (o Simbolo)
Apostolico» o di quello «Niceno-Costantinopolitano», occorrerebbe prestare la
massima attenzione, dato che ogni parola ha la sua profondità, essendo
«professione di fede».
Alla classica domanda: «di che segno sei?», se proprio si volesse rispondere qualcosa, la risposta non può che essere: «del segno della croce».
Gabriele Cianfrani