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giovedì 7 marzo 2024

ADAMO, DOVE SEI?


 

Quanto accaduto il 4 marzo 2024 in Francia, che ha visto addirittura la modifica della Costituzione per consentire l’ingresso della «interruzione volontaria di gravidanza» (Ivg), con 780 voti a favore e 72 contro (come dal sito dell’ANSA), e con l’esultanza del presidente francese Macron: «Fierezza francese, messaggio universale», appare come il primo caso al mondo in cui una simile decisione giunge persino a toccare la stessa Costituzione.

È il caso di spendere alcune parole al riguardo, dal momento che tale decisione e l’esultanza del presidente francese risultano essere un inno all’oblio dell’uomo. Inoltre, il sottoscritto è sempre più convinto del fatto che la ragione in quanto tale ha conosciuto, nella storia umana, i suoi momenti di gloria, ma da un po' di anni a questa parte si trova nell’arresto più totale. La ragione umana, continuamente osteggiata dal dominio della tecnica spregiudicata, al punto tale da rendersi dipendenti da quella che, con vero e proprio abuso logico e ontologico viene chiamata «intelligenza artificiale», ormai si ritrova ad essere nella quasi totale atrofia, in una sorta di «intellettogramma» piatto – mi si consenta questo neologismo. Tuttavia, non si pensi che chi scrive sia contrario al progresso tecnologico, ma dal momento che in medio stat virtus, e questa medietà è stata completamente smarrita, l’uomo di oggi non sta facendo altro che rendersi schiavo delle sue stesse azioni. Procediamo con la riflessione.

Non tratterò dell’aborto in sé, che è omicidio a tutti gli effetti e si faccia avanti chi pretende di negarne l’evidenza, né delle riprovevoli parole del presidente francese che ho tratto dall’ANSA – e questa persona vorrebbe dare lezioni di civiltà alle altre Nazioni? Sarebbe meglio se si facesse un bagno in acqua corrente (ispirazione eraclitea) –, ma dell’affermazione sempre più evidente di quello che risulta essere un vero e proprio «antropocentrismo» senza precedenti, con tanto di presunzione e arroganza, celate sotto il velo della falsa modestia ed umiltà (si consiglia la seguente lettura: Le lettere di Berlicche di C. S. Lewis).

A differenza del Cristianesimo, il quale è cristocentrico e non antropocentrico, l’uomo di oggi si considera così tanto una piccola parte dell’universo da battersi, senza tregua, per la salute della natura. Ricordate? La grande rivoluzione che ha scardinato la pretesa della società dell’uomo al centro dell’universo, per cui non più l’uomo al vertice del creato, dal momento che esso è una piccola parte dell’universo sterminato. Peccato che la confusione – e forse direi anche l’ignoranza – su tale punto permane indisturbata nel suo torpore, senza considerare che nella visione cristiana vi è Cristo al centro, non l’uomo. L’uomo è per Cristo, vero Dio e vero uomo. Il vertice del mondo creaturale è rappresentato certamente dall’uomo, da quello stesso uomo che ormai ha perso se stesso, ma l’uomo è per Dio e non per se stesso. Ebbene, con quest’ultimo atto del 4 marzo 2024, appare lampante come l’uomo si stia ponendo al principio e alla fine di tutto; l’uomo che stabilisce quale sia la «verità» delle cose, non adeguando se stesso alla cosa ma la cosa a se stesso; l’uomo che stabilisce chi deve vivere e chi deve morire (Ippocrate si rivolta nella tomba!); l’uomo che trasforma i capricci in presunti diritti naturali; l’uomo che si considera ‘modestamente’ come parte della natura e nonostante ciò si erge a redentore della medesima ecc. Insomma, abbiamo capito: il futuro è nelle mani dell’uomo. Non c’è niente da fare, sono sempre più convinto della mia posizione: la ragione è ferma! Valga per tutti quel capolavoro indiscusso che è il mito della caverna del grande Platone, che per alcuni studiosi si tratta di una analogia e non senza motivazione. Vi sono esempi della nobile sapienza greca che può essere accostata alla più nobile sapienza cristiana, la quale trae la sua sapienza dalla Sapienza stessa. Semmai si provasse a confrontare i contenuti della sapienza antica con quella della sapienza contemporanea, ci si renderebbe conto della frivolezza dei contenuti odierni rispetto a quelli passati. Se poi parlassimo della sapienza medievale, così tanto ignorata da molti… Lasciamo perdere.

Ciò che è accaduto il 4 marzo è l’esempio di come l’uomo si consideri parte – falsamente, oserei aggiungere – del mondo naturale, ma al contempo è l’esempio di come l’uomo proceda contro la natura. Sì, poiché la parola «natura», stando alla sua etimologia, significa anzitutto «nascere». In termini filosofici, quando si parla di «natura» in riferimento all’essenza dell’ente, si fa riferimento al principio di operazione propria di quell’ente, in grado di identificarlo. Tale «principio di operazione» vuol dire che vi è un «principio» ed una «operazione» che deriva da quel principio, ossia nasce da quel principio. Semmai si privasse l’ente di tale principio di operazione, lo si priverebbe della sua natura. E la conseguenza? La perdita dell’ente stesso. Ora, in merito alla donna in quanto donna, con la sua precisa natura, cosa vi sarebbe di più nobilitante per essa del suo essere principio della vita? Non si tratta di far fronte a casi difficili, come la conseguenza di una violenza o altro, questi sono eventi secondari. Importanti, assolutamente, ma secondari e non primari. L’obiettivo è di andare al principio della norma che regola la decisione presa in Francia, poiché anche una norma in quanto tale scaturisce da un principio.

A questo punto viene da concludere che il principio non è per niente «naturale», ma «artificiale», imposto alla natura stessa delle cose in maniera innaturale. A questo punto risulta chiaro lo smarrimento dell’uomo, all’interno di quell’antropocentrismo radicale odierno, che nella falsa considerazione dell’uomo nell’ordine naturale getta l’uomo stesso nel nulla. Ed ecco che la finzione dell’uomo d’oggi – non di tutti gli uomini, sia chiaro, ma di una buona parte – si manifesta nella sua presunta grandezza. Oggi più che mai risuonano, in tutta la loro forza allarmante, le seguenti parole: «diventerete come Dio/dei» (Gen 3,5). Certo, nella storia umana vi sono stati momenti notevoli che hanno assecondato le parole seducenti del serpente antico, ma quanto sta accadendo oggi risulta fuori controllo. Lo smarrimento della propria natura ha fatto il suo ingresso. Ma a tale smarrimento seguirà sempre l’inevitabile domanda, valida indistintamente per l’uomo in quanto uomo: «Adamo, dove sei?» (Cf. Gen 3,9).

Gabriele Cianfrani


sabato 6 maggio 2023

TUTTO E' STATO FATTO PER MEZZO DI LUI


 

Nelle librerie e su Internet è disponibile il mio libro pubblicato pochi giorni fa dalla Tau Editrice: 

Tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Discorso sulla fede e sulla realtà (2023).

 

Dalla quarta di copertina:

Il lavoro si presenta come la riflessione dell’autore su alcuni temi riguardanti il percorso di vita cristiano. Il tutto prende spunto da due passi della Scrittura: «tutto è stato fatto per mezzo di lui» (Gv 1,3) e «[…] pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15). Pertanto, lo scopo è quello della testimonianza riflessiva circa alcuni contenuti della fede cristiana (cattolica), in modo che vi siano confronti tematici, cercando di porre in evidenza la linea del Magistero della Chiesa ed esprimendo che il senso ultimo si trova nel Verbo di Dio.


Estratto dalla prefazione del Prof. Carmelo Pandolfi:

Di ou tà pánta egéneto – per quem omnia facta sunt canta il Simbolo ripetendo il Prologo di Giovanni. Gabriele Cianfrani – lo sappiamo – sente visceralmente la densità del Lógos, tanto che sta pensando ad uno studio sulla convergenza tra lógos ed esse (tomista). 

Ma qui il lavoro non scende a tali profondità e si mantiene al livello di quella che, una volta, si chiamava Apologetica.

Non c'è dubbio che una apologetica razionalistica, elencatica e difensiva abbia in certa misura fallito. È anche vero che la reazione – la mancanza di Apologetica – ha fallito anche essa, perché ha prodotto un banale «volemose bene», offensivo del Bene stesso.

La soluzione sta dentro il mistero stesso del Lógos che è Gesù Cristo, nel senso che la dogmatica stessa è apologetica. La bellezza del dogma si difende da se stessa e va solo mostrata, come numero primo inderivato e autoconvincente. Come l’originalità assoluta di quel brano, quello lì, di Mozart. Così ha insegnato, e praticato lungo tutta la sua «Gloria», la teologia più bella e insieme colta fra i Moderni: quella di Balthasar.


P.S. Chiederei, a chi decidesse di acquistarlo, di contattarmi - anche tramite l'indirizzo email che si trova a pagina 316 -, dal momento che è in corso l'elaborazione dell'Errata Corrige in riferimento alle pagine 66 e 67, in modo da poterla inviare tramite email.


lunedì 29 marzo 2021

LA LUCE DELL'ATTO PRIMO

marzo 29, 2021 Posted by Gabriele Cianfrani , , , , No comments


È possibile discutere in merito a ciò che non esisterebbe se mancasse il fondamento, escludendo «di proposito» il fondamento? Eppure pare proprio che tante volte si voglia escludere il fondamento. Quale fondamento? Quello dell’atto primo: ciò che fa sì che una cosa sia e che sia tale cosa e non altra. Si tratta della forma sostanziale, la quale è ciò che apporta vita, specifica la cosa e media l’atto d’essere (actus essendi), che fondamenta anche la forma sostanziale. In ultimo, l’atto d’essere è conferito da Colui che è il Suo stesso Essere (Ipsum Esse subsistens), ossia Dio. Dunque l’atto primo gode di una importanza notevole! In merito al discorso circa l’atto primo e la vita in generale, ma soprattutto in merito a quella umana, è possibile cliccare qui.


mercoledì 24 marzo 2021

LA TRAGICA SCELTA: PADRE - MADRE O GENITORE 1 - GENITORE 2?

marzo 24, 2021 Posted by Gabriele Cianfrani , , , , , No comments

 


Pare sia tornata nuovamente in campo la proposta di apporre sul documento d’identità, per i ragazzi e ragazze al di sotto di 14 anni, la dicitura «genitore 1» e «genitore 2». Se spetti al padre o alla madre essere genitore 1 o genitore 2 è una decisione alquanto ardua… Ma se si decidesse per una sorta di equivalenza, tanto vale che resti la dicitura tradizionale, senza porsi aporie circa la «privacy», che potrebbe esser considerata come una aporia camuffata. Proviamo una riflessione.

Nelle Litaniae Lauretanae beatae Mariae Virginis, in merito a Maria «Madre di Dio», troviamo il latino «Sancta Dei génetrix». Ciò gode di una certa importanza, in quanto vuol dire «genitrice», al femminile. Ma a questo punto non sarebbe neanche pensabile il fatto di sostituire la dicitura genitore 1/genitore 2 con genitore/genitrice, per il semplice motivo che chi vuole apportare tale modifica – senza fare nomi, tanto per molti è chiaro – rientra sempre tra coloro che si battono per le «discriminazioni», con lo scopo di ottenere una sorta di egualitarismo assoluto. Pertanto, anche questa volta, pare che il problema della «privacy» rimandi ad una impostazione antropologica ben precisa. E in ciò consiste la contraddizione, dato che si recherebbe più discriminazione di quel che non si pensa!

Genitore e genitrice, di per sé, hanno a che fare con la «generazione», con il generare – da γενναω (genero, produco) –, per cui ci troviamo nella vera «complementarietà». Se mancasse questo punto si rischierebbe di incorrere in quella autonoma forza di affermazione non esente da egoismo.[1] La prima comunione è quella che si instaura e si sviluppa tra i coniugi: in forza del patto d’amore coniugale, l’uomo e la donna «non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19,6; cfr. Gen 2,24) e sono chiamati a crescere continuamente nella loro comunione attraverso la fedeltà quotidiana alla promessa matrimoniale del reciproco dono totale. Questa comunione coniugale affonda le sue radici nella naturale complementarietà che esiste tra l’uomo e la donna, e si alimenta mediante la volontà personale degli sposi di condividere l’intero progetto di vita, ciò che hanno e ciò che sono: perciò tale comunione è il frutto e il segno di una esigenza profondamente umana.[2]

Per tal motivo, che poi risulta intrinsecamente umano, difficilmente si può essere indotti a credere che la dicitura genitore 1 e genitore 2 sia richiesta solo per motivi di privacy. Ciò che traspare è il mettere in discussione la complementarietà tra i genitori. Ma tale complementarietà, che possa piacere o meno, la si riscontra già sul piano biologico, su quello sessuale, ma non solo. Interessante il fatto che la parola «sesso», secondo alcune ricerche, abbia a che fare con il greco τίκτω (partorisco, genero) e che «figlio» si dica anche – in tal caso – τέκνον, ma anche in altri modi con sfumature importanti. Ma nonostante l’etimologia esatta sia ancora sotto ricerca, la parola «sesso» deriverebbe anche dal latino secare (dividere). In ogni caso, lasciando ampio spazio per discussioni, pare che si ponga sempre in evidenza la «complementarietà». Dunque non si vede il motivo per cui ciò che rientra nella essenza di una persona umana – nella sua φύσις (natura) – sia problematico per la privacy, in virtù della quale occorre porre rimedio.[3] Se ciò risultasse un problema, allora il discorso interesserebbe la persona umana nella sua interezza, per cui l’attenzione verterebbe sul piano antropologico. Se così fosse il pensiero sarebbe molto più radicale di quello della «privacy». Pertanto, per concludere – non definitivamente, poiché la questione merita di essere ripresa –, pare proprio che questa complementarietà, che si riscontra concretamente nei genitori, per cui nella famiglia, sia uno dei bersagli della nuova dicitura. Il bersaglio principale pare che sia l’identità stessa della persona, con le sue differenze essenziali, all’insegna di una sorta di egualitarismo assoluto. C’è da chiedersi: è possibile realizzare un puzzle eliminando le differenze di ogni pezzo?

 

 Gabriele Cianfrani



[1] Cfr. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 6.

[2] Ibid., n. 19.

[3] Dal punto di vista metafisico, la differenza sessuale rientra nella categoria degli «accidenti», ma sono «inseparabili». Vi sono accidenti «propri», ossia dai princìpi della specie, per cui dipendono dalla forma (sostanziale): il nitrito del cavallo non è il cavallo, ma promana dalla sua natura, che si fondamenta nella sua forma sostanziale; vi sono accidenti «inseparabili», ossia dai princìpi dell’individuo e hanno causa permanente nell’individuo: un cavallo è tale per la forma, ma è maschio o femmina a causa dell’accidente inseparabile che rientra nei princìpi dell’individuo; poi vi sono accidenti «separabili», con causa esterna. Dunque la sessualità non rientra nella separabilità dall’individuo (Cfr. C. Ferraro, Appunti di metafisica. Un percorso speculativo, pedagogico e tomistico, Lateran University Press, Roma 20182, pp. 331-332). Tali accidenti «inseparabili» hanno la causa permanente nel soggetto – habent causam permanentem in subiecto, et haec sunt accidentia inseparabilia, sicut masculinum et feminum et alia huiusmodi (Tommaso d’Aquino, QD anima, a. 12 ad 7um).

lunedì 10 agosto 2020

SCUSA MAMMA, HO SBAGLIATO POSTO...

 



In merito a quanto stabilito dall'attuale ministro della salute Roberto Speranza sull’aborto, ripropongo il testo di un articolo presente su un altro mio spazio internet, ma che probabilmente chiuderò. Questo è il motivo per cui il testo inizia con l’evento del 22 gennaio 2019. È chiaro a tutti che è possibile, appunto da quanto stabilito ultimamente (intervento dello stesso ministro della salute su Twitter in data 8 agosto 2020), procedere con l’aborto farmacologico (pillola RU486) fino alla nona settimana. Per alcuni versi non mi interessano neanche i «confronti legislativi», ma ciò che vi è di fondo riguardo a precise scelte, anche se un minimo di confronto seguirà nel testo. Sinceramente, il ministro parla di «linee guida basate sull'evidenza scientifica», ma sarebbe doveroso spiegare quali siano queste evidenze, altrimenti si corre il rischio, come spesso accade, di utilizzare l’espressione «evidenza scientifica» in maniera non solo non evidente ma anche del tutto vaga, o peggio, ambigua. 

                                                                                 ***

Il 22 gennaio 2019 il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo ha firmato una legge che prevede l’aborto anche dopo 24 settimane di gravidanza. Del resto è una legge simile – ma non uguale – a quella italiana (legge n.194 del 22 maggio 1978, ratificata nel 1981), anche se quella italiana prevede la possibilità di abortire dopo i 90 giorni solo per motivi terapeutici, quando vi siano rischi per la salute psichica della madre o insorga la minaccia di malattie e di malformazioni del nascituro – e da questo non si escludono affatto manipolazioni, o meglio, queste risultano essere in numero notevole. In poche parole, ciò permette l’uccisione del nascituro senza alcun limite di tempo, l’importante è che non sia ancora uscito dal grembo materno. Ora, questa legge, che rievoca la sentenza del 1973 per la legalizzazione dell’aborto (Norma Leah McCovery alias Jane Roe vs Henry Menasco Wade), si presenta come una vera conquista per i diritti della donna e per la tutela della vita in generale… Fino a questo punto, nonostante l’aborto sia «intrinsecamente» azione cattiva – anche i dati scientifici parlano chiaramente –, pare ci sia una sorta di proporzionalità, tra la tutela di una vita e l’eliminazione di un’altra. Ma il punto è che ci si ritrova dinanzi al mascheramento della realtà mediante termini volti a far credere la logicità della contrarietà, o meglio, se volessimo dirla con le parole del grande Card. Giacomo Biffi diremmo che «una volta, per fare notizia bisognava dire un’eresia, oggi invece occorre un’ortodossia». Ebbene queste parole del Card. Biffi si possono inserire tranquillamente anche in tal contesto: il favorire la vita viene visto come antica mentalità da superare; l’impedimento della vita viene visto come la massima espressione di libertà, di quella libertà di cui l’uomo ne sarebbe il possessore assoluto. Beh, tutto questo per «tutelare» la vita… Ma vi sono degli atti «intrinsecamente cattivi» e lo sono di per sé, ossia per il loro stesso oggetto – il mezzo con cui l’intenzione viene realizzata –, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze, e uno di questi è l’aborto (Cfr. Rm 3,8). Alla fine riporterò alcuni testi per l’approfondimento dell’argomento.

Senza cadere nelle solite affermazioni del «sì» o del «no» alla vita, qui non si tratta di una realtà soggetta a sua volta a interpretazioni soggettive, bensì di una realtà oggettiva. E questo non vale solo per l’America settentrionale o per l’Asia, ma anche per l’Italia e per tutti quei Paesi che legalizzano l’aborto o lo consentano con delle restrizioni, condizioni… Ma gira e rigira sempre viene permesso. Che il tutto venga presentato con parole dolci e allettanti non ha senso, anche perché il governatore Cuomo, stando ad alcune informazioni, ha espresso che «a New York, le donne avranno il diritto fondamentale di controllare il proprio corpo». Il fatto che vi siano casi di gravidanza difficili, sui quali occorrono studi e mezzi giusti per far sì che la stessa gravidanza si svolga nel modo più sicuro possibile è un dato innegabile, così come lo è stato in passato. Oggi si dispone di mezzi per consentire la sicurezza della gravidanza, o almeno far sì che vada incontro a un minor numero di problemi, qualora dovessero presentarsi, ma senza soppressione della vita causata da mani d’uomo.

Il testo di legge firmato, almeno per quel che sembrerebbe, è la perfetta espressione del ‘fai ciò che vuoi, sei tu il padrone’. Diversamente non può apparire, soprattutto se consideriamo una parte del testo – integralmente lo si trova su internet (qui) –, nella quale, se prima vi erano alcune condizioni per cui un omicidio poteva esser ritenuto tale, ora non più. Ecco il testo con alcune parti appositamente eliminate, che riporto di seguito:

 

     4                  HOMICIDE[, ABORTION] AND RELATED OFFENSES

    

     7  Homicide  means  conduct  which  causes  the  death of a person [or an

     8  unborn child with which a female has been pregnant for more  than  

     9  twenty-four  weeks] under circumstances constituting murder, 

         manslaughter in

   

   10  the first degree, manslaughter  in  the  second  degree,  or  criminally

   

   11  negligent  homicide[,  abortion  in the first degree or self-abortion in

  

   12  the first degree].

 

Traduzione dal punto 7 al punto 12 (sottolineato il testo che hanno cancellato):

Omicidio significa condotta violenta che causa la morte di una persona (o di un bambino non nato di cui una donna è incinta da più di 24 settimane) in circostanze che costituiscono assassinio, omicidio colposo di primo e secondo grado, o omicidio causato da negligenza criminale (aborto di primo grado o aborto autoinflitto di primo grado).

Ebbene, da questo testo si evince che l’aborto era considerato, inizialmente e giustamente, un vero e proprio omicidio almeno dopo le 24 settimane, compreso l’aborto auto-inflitto. Cosa è cambiato ora? Saranno forse cambiati i dati scientifici che affermano sempre più, a loro dispiacere, che la nuova creatura è «persona» già dallo stato di zigote? Sarà forse cambiata la linea della Chiesa, la quale afferma, sempre a loro dispiacere, che l’anima è creata subito dopo la fusione del gamete maschile con quello femminile, ossia con la formazione dello zigote? Come mai prima non si parlava di tutela della donna e ora sì? È conquista di vera libertà? È visione moderna o modernista? È progresso o progressismo rivoluzionario? Inoltre, con quelle parti di testo eliminate, se un domani una donna incinta subisse violenze e il nascituro morisse per le percosse ricevute, ella non potrà più chiedere «giustizia» per la morte del proprio figlio, semplicemente perché non sarà più considerato omicidio, né prima né dopo le 24 settimane, e il testo sopra riportato presenta forte ambiguità. 

Mi pare che l’unica cosa che sia cambiata è il voler universalmente impadronirsi di ciò di cui si è meno padroni: la vita. La tendenza è sempre questa ed è incontrovertibilmente antica tanto quanto l’uomo. Non solo, ma dal testo di legge traspare fortemente che nella definizione di «persona», in questo caso, non rientrerebbe affatto il bambino ancora nel grembo materno. Pertanto, il nascituro, a calcoli fatti, sarebbe un essere indefinito, anonimo e insignificante. Eh sì perché il tutto non convince affatto, dacché la formulazione delle parole godono appunto di una certa ambiguità, e a volte è proprio tale ambiguità che paradossalmente dice tutto.

Senza riportare l’origine del termine di persona come riferente a ciò che sussiste razionalmente e non esclusivamente alle maschere delle commedie teatrali – il termine persona perse il riferimento alla maschera e assunse quello di ipostasi, che in latino si traduce direttamente in «substantia, suppositum» –, il quale ha le sue origini nella Chiesa Cattolica (Concilio di Nicea I – 325 d.C.) per questioni trinitarie e cristologiche, è chiaro che la definizione stessa di «persona» si dice tanto dell’adulto, dell’essere umano nato, quanto del nascituro anche nello stato di zigote. Noi esseri umani, prima di esser ciò che siamo ora eravamo, per un tempo, nello stato di zigote. Questo non comporta il fatto che lo zigote non sia possibile considerarlo come persona umana per il fatto che non abbia ancora facoltà intellettivamente umane in atto. Certo, non le ha ancora, ma le avrà, le svilupperà così come è accaduto ad ognuno di noi. Ci sono poi dei casi difficili, sui quali non è bene che ci si esprima superficialmente, ma ciò non esclude il fatto che si parli sempre nell'ambito della natura umana, che in tal caso ha carattere personale. Noi siamo attualmente ciò che prima eravamo potenzialmente, e la potenza è ordinata al «suo» atto. Le parole del testo di legge parlano chiaro: fino a quando il bambino restasse nel grembo materno e morisse a causa di azioni criminali esterne, ciò non costituirebbe un omicidio, dacché il bambino – deducendo dal testo – non sarebbe considerato come persona integralmenteSe proprio volessimo essere precisi il bambino, stando al testo sopra riportato, non sarebbe proprio considerato come rientrante nella «natura umana», dato che la parola «omicidio» viene dal latino homicidium, che vuol dire «uccisione di uomo», e l’aborto non rientrerebbe nell'omicidio. 

Inutile negarlo, da ciò si evince che il tutto non è tanto per la ‘tutela’ della donna quanto per una volontà libertaria autodeterminante, che tenta sempre più di impossessarsi autoritariamente di ciò che più di tutto possiede solo come verità ricevuta e non causata da sé e per sé: la vita.

Nel caso in cui la donna avente nel suo grembo il feto assumesse farmaci a causa di una patologia e questi causassero il decesso del medesimo (aborto terapeutico), non ci sarebbe colpa poiché l’azione non sarà stata quella di uccidere il feto (aborto procurato o diretto), ma di curarsi, per cui non si tratterà di aborto diretto ma indiretto, e l’azione sarà stata lecita. Alle volte vi sono casi in cui le madri decidono di non curare se stesse per non causare nemmeno collateralmente la morte del figlio in grembo, ad esempio Gianna Beretta Molla (medico), che è divenuta santa per questo, ma anche Chiara Corbella Petrillo – certo, queste sono scelte e non sono imponibili. Inutile esprimere che per la Chiesa Cattolica l’aborto è peccato mortale per l’intrinsecità cattiva dell’atto e stabilisce che la vita è un dono di Dio. Basta leggere i primi versetti del primo capitolo del libro di Geremia. Tuttavia, anche volendo prescindere da ciò, non è possibile non guardare al pronunciamento della scienza empirica, quella sperimentale, come accennato sopra.

Inoltre, per chi ancora volesse sostenere il decidere del momento in cui, nel grembo materno, la creatura «divenga» persona umana, ciò viene smentito non solo dai dati antropologici, ma da quelli scientificamente empirici!

All'origine di un essere umano si trovano due cellule «specializzate», dedicate alla funzione generatrice: il gamete femminile (ovocito) ed il gamete maschile (spermatozoo). Circa 20 ore dopo il rapporto sessuale, la testa dello spermatozoo è penetrata nel plasma della cellula-uovo (singamia), al cui nucleo si sta avvicinando con decisione per fondere il proprio materiale genetico con quello della cellula-uovo. Questa fusione, della durata di 20 ore circa, porta alla costruzione di un nuovo sistema genetico con i suoi 46 cromosomi. Verificatasi la fusione, siamo in presenza di una cellula nuova, lo zigote. Questo nuovo essere non è la semplice somma dei codici genetici dei genitori. È un essere con un progetto e un programma nuovi, che non è mai esistito e non si ripeterà mai. Questo programma genetico (genoma) assolutamente originale individua il nuovo essere, che d’ora in poi si svilupperà secondo esso. Pertanto, ci si trova dinanzi ad una nuova identità che non è semplicemente una messa insieme del materiale genomico dei genitori. E questo è straordinario! Nel nuovo programma genetico sono determinate le caratteristiche del nuovo individuo, dall'altezza al colore degli occhi, fino al tipo di malattie ereditarie a cui andrà soggetto.  Inoltre, a 18-25 giorni dopo il concepimento il cuore della nuova creatura batte già; a 6 settimane vi è possibilità di misurare le frequenze delle sue onde cerebrali; a 8 settimane gli organi interni sono formati e inizia anche a percepire il dolore, il calore, la luce, i suoni. Prima dell’undicesima settimana gli organi vitali sono tutti formati.

Non a caso il ginecologo ateo e materialista Bernard Nathanson (1926 – 2011) divenne un grande sostenitore della vita a seguito della ecografia, che permetteva di riprendere l’aborto ‘in diretta’. Ciò fu determinante affinché Nathanson, nel 1984, diresse il documentario The Silent Scream (Il grido silenzioso), in cui viene mostrato un aborto ripreso mediante ecografia, durante il quale il feto sente un terribile dolore per ciò che gli stanno praticando Non solo, ma nel documentario vengono mostrati anche resti di feti abortiti (per dare un'occhiata, anche se alcune immagini sono abbastanza forti... ma vere: qui e qui) e di come si sentano le donne che hanno abortito, per aver ucciso il proprio figlio e non tanto per questioni di salute, dato che se queste ci fossero, andrebbero valutate attentamente e stabilire se rientrano nell'aborto diretto o in quello indiretto. Inoltre, le procedure per l’aborto entro il primo trimestre sono: l’aspirazione endouterina o la dilatazione del canale cervicale e raschiamento uterino. Dopo il primo trimestre, di solito, di utilizza la dilatazione cervicale e svuotamento dell’utero con pinza e anelli.

Ora, che si tratti dell’America settentrionale o dell’Italia, l’aborto resterà sempre, oggettivamente parlando, un vero omicidio: l’omicidio è la morte di una persona umana causata da un’altra persona umana; l’aborto (procurato) è morte di una persona umana causata da un’altra persona umana; dunque l’aborto è omicidio. Che in Italia sia illegale ma consentito in base ai punti dell’art.6 della legge 194, per il fine «tutelante» la salute della donna, non giustifica l’aborto stesso poiché esso è sempre espressione di morte di una persona umana, quale è il nascituro, ed è sempre omicidio.

Se in Italia vi sono due leggi contrarie (contro l’omicidio ma a favore dell’aborto e dunque a favore dell’omicidio), seppure quella dell’aborto con restrizioni ma non giustificanti l'intrinsecità cattiva, in America settentrionale, e in tal caso a New York, il problema viene drammaticamente risolto col fatto che non si dice omicidio nel caso del nascituro fino a quando resti ancora nel grembo materno. Questo implica di conseguenza che il nascituro non viene considerato come «persona». È appunto questo uno degli aspetti più evidenti.

Ciò che prevede la legge americana rispetto a quella italiana è un passo in avanti, ma negativo. Tante sono le manipolazioni in merito a questo atto omicida che superano enormemente i casi di vera tutela della donna, e penso che questo sia risaputo. Ma la tendenza, purtroppo, è sempre quella della autodeterminazione svincolata, la quale vuole prescindere a tutti i costi – ma a propria enorme rovina – dalla legge naturale, insita in ogni persona umana presente su questo pianeta, per il fatto stesso di essere «umano», per cui di natura ragionevole. Ciò che magari ci si potrebbe aspettare è che un domani neanche l’essere umano già nato sia considerato persona, ma un semplice essere vivente, un semplice mammifero o una semplice macchina biologica, a differenza della Chiesa, la quale ha sempre dichiarato e sempre dichiarerà la dignità infinita e unica di ciascuna persona umana, dall'inizio del concepimento fino alla morte, preferibilmente non per omicidio. È strano anche il fatto che lo stato di New York favorisca una sorta di pena di morte e la favorisca in questo modo a persone che assassini non sono poiché non ancora in grado di compiere un atto responsabile, o forse per l’unica responsabilità di trovarsi nel grembo materno. 

Ciò che sta alla base di questa critica (negativa) non è tanto il fatto che sia spuntato fuori l’aborto nello stato di New York con le evidenti dinamiche – anche in Italia è consentito l’aborto come riporta la legge n.194, seppure di per sé è illegale –, ma il fatto che in nome dell’aborto come tutela della persona della donna sia messa in grave pericolo la persona umana nella sua totalità, compresa la donna! Non ci sono solo le donne di oggi, ma anche quelle del futuro, ammesso che potranno nascere.

Che vi siano stati dei passi avanti è innegabile, ma verso il buio, in quanto se escludessimo la morte di un bambino/a non ancora nato/a come conseguenza di un atto compiuto da una persona umana esterna dalla categoria «omicidio», questo comporterebbe inevitabilmente che la creatura nel grembo materno non sia persona umana, ma un ente qualsiasi.

Per concludere, si giunge a due estremi: l’uomo come creatore o l’uomo come creatura. Che l’uomo sia creatore è cosa a dir poco assurda, per ciò che implica il significato della parola «creatore», nonostante se ne sentano tante: «abbiamo creato»; «è stato creato...»; «ho deciso di creare» ecc. L’uomo «realizza», ma non può «creare», al massimo può «procreare». Insomma, per come la si voglia portare avanti, l’uomo non si è dato l’essere da sé e di conseguenza la vita non può darsela da sé, ma può solo riceverla… e da un Creatore! Pertanto, l’uomo non può ergersi al posto del Creatore. Ne verrebbe fuori la rovina dell’uomo stesso dacché andrebbe contro se stesso, contro la sua natura «creata» e non «creatrice».

Certamente l’uomo è libero di disporre di sé, ma la libertà è propria delle creature razionali. Potrebbe anche ergersi al posto del Creatore, come già successo in passato. Ma non si incolpi Dio al verificarsi di tanti mali che saranno e che alcuni sono già. L’uomo è responsabile dei propri atti ed è sin dal principio chiamato ad essere non il padrone assoluto del creato, ma il custode (Cfr. Gen 2,15), e in tale custodia rientra anche e soprattutto quella della vita umana (Cfr. Gen 4,9).


Gabriele Cianfrani




Per approfondimenti:

- Barra Gianpaolo – Iannacone Antonio M. – Respinti M., Dizionario elementare di Apologetica, Istituto di Apologetica (IdA), Milano 2015;

 - Brambilla G. (a cura di), Riscoprire la Bioetica, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2020;

 - Carbone Giorgio M. O.P., L’embrione umano: qualcosa o qualcuno?, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 20145;

 - Giuseppe Garrone [a cura di], Contraccezione e aborto, prefazione di Mons. G. Zaccheo, Gribaudi, Milano 2004;

 - Giovanni Paolo II (San), Veritatis Splendor, Edizione Paoline, Milano 201513;

 - Lucas Lucas R., L’uomo: spirito incarnato, San Paolo, Milano 19935;

 - Paolo VI (San), Humanae Vitae, edizione Paoline (42a edizione), Milano 2016;

 - Puccetti R., L’uomo indesiderato: dalla pillola di Pincus alla RU 486, prefazione di C. Casini, presentazione di Di Pietro M.L., Società Editrice Fiorentina, Firenze 2008;

 - Rodriguez-Luño A., Scelti in Cristo per essere santi. III Morale speciale, EDUSC, Roma 20082.