San Giovanni il Battista (Giovanni, dall’ebr. Yehōchānān = “Il Signore ebbe
misericordia”; “il Signore è misericordioso”) nacque in quella città di Giuda
identificata con Ain-Karim (Cfr. Lc 1,39) intorno al 7 a.C., dai santi Zaccaria
ed Elisabetta. Fino ai giorni della sua manifestazione a Israele visse per
regioni deserte (Cfr Lc 1,80) e nel 27 d.C. la parola di Dio venne su di lui. Percorse
tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il
perdono dei peccati (Lc 3,3). La decapitazione del Battista è riportata in Mt
11,6-12 e Mc 6,24-29, avvenuta probabilmente nella fortezza di Macheronte.
Scrivere su san Giovanni il Battista è compito arduo, poiché la sua
profondità è spaventosa tanto che fra i nati da donna non è sorto alcuno più
grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più
grande di lui (Mt 11,11). Tra i santi, oltre alla Beata Vergine Maria, del Battista si
celebra non solo la morte (29 agosto) ma anche la nascita
terrena, anzi, la nascita è solennità (24 giugno).
Come prima cosa verrebbe da riportare un’espressione che si sente
sempre e che ha un significato ben preciso: Una voce grida: « Nel deserto
preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno
accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata » (Is
40,3-4). Questo è il passo del libro di Isaia (Deutero-Isaia o Secondo Isaia
che comprende i capitoli che vanno dal 40 al 55, anche se tale divisione è discussa), che in Lc 3,4-6 è riferito al
Battista, e i due punti (:) andrebbero posti proprio come sopra e non dopo la
parola “deserto”. Tale passo è di una profondità enorme! Forse il primo pensiero
che spunta nella mente potrebbe essere quello che considera il “deserto” come
un luogo di assenza, per cui chi parla nel deserto non ottiene nessun risultato, poiché nel deserto vi è quel “vuoto”, quell'assenza di persone per cui nessuno
può ascoltare. Quante volte si sente dire: « Parla, parla, tanto nessuno ti ascolta!
Parli a vuoto! Parli nel deserto! », e magari pronunciare queste parole con un
certo riferimento al Battista... Ma la realtà è ben diversa, o meglio, è il
contrario di tutto ciò, dato che tutti dovevano ascoltare le parole del Battista
e credergli (Cfr. Gv 1,7c).
In ebraico, uno dei vocaboli più usati per indicare il deserto è midbār,
e il deserto è il “luogo della Parola” per eccellenza. Non a caso alcune volte
si trova un gioco di parole rabbinico tra il deserto (midbār) e la
parola (dābār), come ad indicare che il deserto è il luogo per eccellenza
non soltanto per la parola in quanto tale ma anche per l’ascolto. Inoltre, è
cosa buona precisare che dābār, all’origine, oltre che la parola stessa
indicava il contenuto di una precisa parola, per cui si va nel cuore, nel
significato di una parola, e ogni parola ha la sua importanza. Non solo, ma il
deserto è il luogo della formazione del popolo d’Israele in cui Dio stesso
opera (Cfr. Es 15,22; 16,8-13; 14-15), fino al deserto del Sinai (Cfr. Es
19,1). E con ciò siamo arrivanti al momento fondante del popolo d'Israele, della sua
identità, ossia l’Alleanza sul Sinai (Cfr. Es 20).
Il deserto, per Israele, ha un valore teologico ed esistenziale
fondante in cui Dio opera per la salvezza del suo popolo (Cfr. Nm 21)! Il deserto
è il luogo dell’incontro con Dio (Cfr. Os 2,16). Nel Vangelo secondo Giovanni
troviamo dei momenti, riguardanti il deserto nel tempo dell’esodo, che sono prefigurazioni del Cristo (Cfr. Gv 3,14; 4; 6,30-66).
Insomma, il Battista dice che nel deserto occorre preparare la via
al Signore poiché il deserto è il luogo per eccellenza dell’incontro con Dio. Infatti,
nel deserto, anche considerato solo geograficamente, è perfettamente udibile
ogni parola. Pertanto, il Battista resterà sempre quella voce della verità di
Dio contro ogni altra voce che si oppone, quella testimonianza della Luce
contro ogni forma di tenebra (Cfr. Gv 1,7). Da ricordare il profondissimo momento dell'incontro tra la Vergine Maria ed Elisabetta (Lc 1,39-56), per il quale occorre uno spazio particolare. Ma occorre ricordare un altro dato, oggi notevolmente evidente: l'assenza di inviti alla "conversione". Tale assenza comporta uno svuotamento dell'importanza del Battesimo, e infatti è uno dei sacramenti meno capiti, nonostante sia il primo sacramento dell'iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione/Cresima ed Eucaristia/Comunione) mediante il quale viene conferita per la prima volta la "grazia santificante" e tutto ciò che tale grazia comporta, a partire da quella rigenerazione che ci fa "figli adottivi" di Dio e membra vive della Chiesa in quanto corpo di Cristo.
Tanto ci sarebbe da scrivere e difficilmente si troverebbero le
parole adatte per un santo come il Battista, per questo mi sento di concludere
con le parole di quel cantico straordinario del padre del Battista, ossia
Zaccaria:
« Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai davanti al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell'ombra di morte,
e dirigere i nostri passi