L’Eucaristia è
davvero fonte e apice di tutta la vita cristiana (Conc. Vat. II, Lumen
Gentium, n. 11) e tutte le preghiere del mondo e le azioni più generose che
vi possano essere, per quanto siano lodevoli ed edificanti, sia per la persona
che le compie sia per chi le riceve, non fanno una sola Messa. Questo è stato
espresso mirabilmente da tutti quei santi che si conoscono:
«Sarebbe più
facile che la Terra si reggesse senza Sole, anziché senza la Santa Messa» (san
Padre Pio da Pietrelcina);
«Dio Stesso
non può fare che vi sia un’azione più santa e più grande della Celebrazione di
una Santa Messa» (Sant’Alfonso de' Liguori);
«L’uomo deve
tremare, il mondo deve fremere, il Cielo intero deve essere commosso, quando
sull’Altare, tra le mani del sacerdote, appare il Figlio di Dio» (San Francesco
d’Assisi).
La storia
La solennità del Corpus Domini trova origine nel secolo XIII, per due
motivi: quanto al primo motivo per contrastare ciò che avanzava il vescovo
Berengario di Tours, il quale aveva affermato la «non reale» presenza di Cristo
nell’Eucaristia, ma solo simbolica. Questo andò avanti fino a quando Berengario
ritrattò la sua posizione e la verità sulla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia
verrà definita dogmaticamente nel Concilio Lateranense IV (1215). Quanto al
secondo motivo, abbiamo santa Giuliana di Cornillon (1193-1258), la quale
raccontò di una visione in cui era presente una luna splendente ma con una
macchia che deturpava la luna stessa. Ciò venne interpretato come la mancanza
di una festa liturgica in merito all’Eucaristia, e il vescovo di Liegi Roberto
di Thourotte nel 1246 istituì la festa del Corpus Domini nella sua diocesi, e
tale gesto fu ripetuto anche da altri vescovi. Ma non finisce qui, poiché a
tutto ciò si aggiunge come suggello il miracolo di Bolsena avvenuto nel 1263.
Un sacerdote, identificato con Pietro da Praga, tutte le volte che celebrava la
Messa veniva assalito da forti dubbi in merito alla presenza reale di Cristo
nell’Eucaristia e per questo decise di andare a Roma, dove avrebbe pregato
sulle tombe degli Apostoli per ricevere una risposta. Durante il viaggio fece
tappa a Bolsena e celebrò la Messa. Venne assalito ancora una volta da questi
dubbi, fino a quando, proprio nel momento della consacrazione dell’ostia vide
da questa gocciolare del sangue, tanto che le gocce bagnarono anche il
corporale, ossia il panno di lino che durante le funzioni liturgiche ricopre
gli elementi sacri. Inizialmente, terrorizzato da quanto accaduto, decise poi
di renderlo manifesto, e in quel periodo si trovava a Orvieto Papa Urbano IV -
la successiva storia del duomo di Orvieto è legata in particolare al miracolo
eucaristico di Bolsena -, il quale incaricò il vescovo di Orvieto di verificare
quel che era accaduto, con la presenza anche di san Tommaso d’Aquino e di san
Bonaventura da Bagnoregio. Riconosciuto il fatto, l’11 agosto del 1264, Papa
Urbano IV estese la festa del Corpus Domini a tutta la chiesa, mediante la
bolla «Transiturus de hoc mundo». E proprio per incarico di Papa
Urbano IV si dovette comporre un inno in merito alla Eucaristia, e tra diversi
inni di diversi teologi del tempo, il Papa scelse quello di san Tommaso d’Aquino,
il quale divenne l’inno eucaristico per eccellenza della Chiesa Cattolica. Si
tratta del meraviglioso «Pange Lingua (Gloriosi)», in cui si trova il «Tantum
Ergo Sacramentum».
Pange Lingua (Gloriosi)
Pange, lingua, gloriósi Córporis mystérium, Sanguinisque pretiosi, Quem in mundi pretium Fructus ventris generosi Rex effudit gentium.
Nobis datus, nobis natus Ex intacta Virgine, Et in mundo conversatus, Sparso verbi semine, Sui moras incolatus Miro clausit ordine.
In supremæ nocte cenæ recumbens cum fratribus, observata lege plene cibis in legalibus Cibum turbæ duodenæ se dat suis manibus.
Verbum caro, panem verum verbo carnem efficit: fitque sanguis Christi merum, et si sensus deficit, ad firmandum cor sincerum sola fides sufficit.
Tantum ergo sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui; præstet fides supplementum sensuum defectui.
Genitori Genitoque laus et iubilatio, salus, honor, virtus quoque sit et benedictio; Procedenti ab utroque compar sit laudatio. Amen.
(San Tommaso d'Aquino)
Traduzione in italiano:
Canta, o mia lingua, il mistero del Corpo glorioso e del Sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.
Si è dato a noi, nascendo per noi da una Vergine purissima, visse nel mondo spargendo il seme della sua parola e chiuse in modo mirabile il tempo della sua dimora quaggiù.
Nella notte dell'Ultima Cena, sedendo a mensa con i suoi fratelli, dopo aver osservato pienamente le prescrizioni della legge, si diede in cibo agli apostoli con le proprie mani.
Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola il pane vero nella Sua carne e il vino nel Suo sangue, e se i sensi vengono meno, la fede basta per rassicurare un cuore sincero.
Adoriamo, dunque, prostrati un sì gran sacramento; l'antica legge ceda alla nuova, e la fede supplisca al difetto dei nostri sensi.
Gloria e lode, salute, onore, potenza e benedizione al Padre e al Figlio: pari lode sia allo Spirito Santo, che procede da entrambi. Amen.
Per ascoltare il Pange Lingua (Gloriosi)
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