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domenica 14 giugno 2020

SOLENNITA' DEL CORPUS DOMINI



  

Tale Solennità esprime incisivamente la presenza «reale» del corpo di Cristo nell’Eucaristia, ogniqualvolta vi è la consacrazione del pane e del vino. E questo si ripete in ogni Messa, affinché l’uomo possa sempre più partecipare allo stesso sacrificio di Dio (Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1322) e affinché si possa sempre più attuare davvero ciò che i Padri della Chiesa (sant’Ireneo, sant’Atanasio ecc.) non si stancavano mai di ripetere: «il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio - partecipando di Dio stesso». «Perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio» (Ireneo di Lione, Adversus haereses, III,19,1) Motivo, questo, che segue quello della espiazione della colpa d’origine.

 

L’Eucaristia è davvero fonte e apice di tutta la vita cristiana (Conc. Vat. II, Lumen Gentium, n. 11) e tutte le preghiere del mondo e le azioni più generose che vi possano essere, per quanto siano lodevoli ed edificanti, sia per la persona che le compie sia per chi le riceve, non fanno una sola Messa. Questo è stato espresso mirabilmente da tutti quei santi che si conoscono:

«Tanto vale la Celebrazione della Santa Messa, quanto vale la Morte di Gesù in Croce» (san Tommaso d’Aquino);

«Sarebbe più facile che la Terra si reggesse senza Sole, anziché senza la Santa Messa» (san Padre Pio da Pietrelcina);

«Dio Stesso non può fare che vi sia un’azione più santa e più grande della Celebrazione di una Santa Messa» (Sant’Alfonso de' Liguori);

«L’uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il Cielo intero deve essere commosso, quando sull’Altare, tra le mani del sacerdote, appare il Figlio di Dio» (San Francesco d’Assisi).

 

 

La storia

 

La solennità del Corpus Domini trova origine nel secolo XIII, per due motivi: quanto al primo motivo per contrastare ciò che avanzava il vescovo Berengario di Tours, il quale aveva affermato la «non reale» presenza di Cristo nell’Eucaristia, ma solo simbolica. Questo andò avanti fino a quando Berengario ritrattò la sua posizione e la verità sulla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia verrà definita dogmaticamente nel Concilio Lateranense IV (1215). Quanto al secondo motivo, abbiamo santa Giuliana di Cornillon (1193-1258), la quale raccontò di una visione in cui era presente una luna splendente ma con una macchia che deturpava la luna stessa. Ciò venne interpretato come la mancanza di una festa liturgica in merito all’Eucaristia, e il vescovo di Liegi Roberto di Thourotte nel 1246 istituì la festa del Corpus Domini nella sua diocesi, e tale gesto fu ripetuto anche da altri vescovi. Ma non finisce qui, poiché a tutto ciò si aggiunge come suggello il miracolo di Bolsena avvenuto nel 1263. Un sacerdote, identificato con Pietro da Praga, tutte le volte che celebrava la Messa veniva assalito da forti dubbi in merito alla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e per questo decise di andare a Roma, dove avrebbe pregato sulle tombe degli Apostoli per ricevere una risposta. Durante il viaggio fece tappa a Bolsena e celebrò la Messa. Venne assalito ancora una volta da questi dubbi, fino a quando, proprio nel momento della consacrazione dell’ostia vide da questa gocciolare del sangue, tanto che le gocce bagnarono anche il corporale, ossia il panno di lino che durante le funzioni liturgiche ricopre gli elementi sacri. Inizialmente, terrorizzato da quanto accaduto, decise poi di renderlo manifesto, e in quel periodo si trovava a Orvieto Papa Urbano IV - la successiva storia del duomo di Orvieto è legata in particolare al miracolo eucaristico di Bolsena -, il quale incaricò il vescovo di Orvieto di verificare quel che era accaduto, con la presenza anche di san Tommaso d’Aquino e di san Bonaventura da Bagnoregio. Riconosciuto il fatto, l’11 agosto del 1264, Papa Urbano IV estese la festa del Corpus Domini a tutta la chiesa, mediante la bolla «Transiturus de hoc mundo». E proprio per incarico di Papa Urbano IV si dovette comporre un inno in merito alla Eucaristia, e tra diversi inni di diversi teologi del tempo, il Papa scelse quello di san Tommaso d’Aquino, il quale divenne l’inno eucaristico per eccellenza della Chiesa Cattolica. Si tratta del meraviglioso «Pange Lingua (Gloriosi)», in cui si trova il «Tantum Ergo Sacramentum».



Pange Lingua (Gloriosi)


Pange, lingua, gloriósi Córporis mystérium, Sanguinisque pretiosi, Quem in mundi pretium Fructus ventris generosi Rex effudit gentium.

Nobis datus, nobis natus Ex intacta Virgine, Et in mundo conversatus, Sparso verbi semine, Sui moras incolatus Miro clausit ordine.


In supremæ nocte cenæ recumbens cum fratribus, observata lege plene cibis in legalibus Cibum turbæ duodenæ se dat suis manibus.

Verbum caro, panem verum verbo carnem efficit: fitque sanguis Christi merum, et si sensus deficit, ad firmandum cor sincerum sola fides sufficit.

Tantum ergo sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui; præstet fides supplementum sensuum defectui.

Genitori Genitoque laus et iubilatio, salus, honor, virtus quoque sit et benedictio; Procedenti ab utroque compar sit laudatio. Amen.


(San Tommaso d'Aquino)



Traduzione in italiano:

Canta, o mia lingua, il mistero del Corpo glorioso e del Sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.

Si è dato a noi, nascendo per noi da una Vergine purissima, visse nel mondo spargendo il seme della sua parola e chiuse in modo mirabile il tempo della sua dimora quaggiù.

Nella notte dell'Ultima Cena, sedendo a mensa con i suoi fratelli, dopo aver osservato pienamente le prescrizioni della legge, si diede in cibo agli apostoli con le proprie mani.

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola il pane vero nella Sua carne e il vino nel Suo sangue, e se i sensi vengono meno, la fede basta per rassicurare un cuore sincero.

Adoriamo, dunque, prostrati un sì gran sacramento; l'antica legge ceda alla nuova, e la fede supplisca al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode, salute, onore, potenza e benedizione al Padre e al Figlio: pari lode sia allo Spirito Santo, che procede da entrambi. Amen.


Per ascoltare il Pange Lingua (Gloriosi)












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