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domenica 13 novembre 2022

L'ADESIONE NARCOTIZZATA ALLA SEDUZIONE NARCOTIZZANTE

 


Spesse volte si leggono titoli che difficilmente sono riconducibili al contenuto dell’articolo e ciò costituisce un grave errore, ma non credo sia questo il caso, dal momento che si cercherà di spiegare non solo ogni parola del titolo in questione ma anche l’ordine, dacché anche questo è importante. Il materiale è importante (le parole), ma poi occorre che vi sia un certo ordine. L’ordine delle parole è importante poiché rimanda all’intenzione dell’autore, a ciò che l’autore vuole comunicare e in che modo intenda farlo, e sono sicuro che già si possa scorgere il modo polemico col quale intendo proseguire, obbligatoriamente senza risparmio. Forse sarò più lungo del solito, ma doverosamente.

Prima di iniziare vorrei riportare un passo del Catechismo della Chiesa Cattolica, In quanto sarà indispensabile per quel che seguirà:

 

La dottrina del peccato originale è, per così dire, «il rovescio» della Buona Novella che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini, che tutti hanno bisogno della salvezza e che la salvezza è offerta a tutti grazie a Cristo. La Chiesa, che ha il senso di Cristo, ben sa che non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al mistero di Cristo (n. 389).

 

Sono parole che non avrebbero bisogno di spiegazione, ma certamente richiedono, o meglio, pretendono lunga riflessione. Infatti, non è possibile trattare del mistero di Cristo e ignorare la colpa d’origine (peccato originale), così come non è possibile considerare la colpa d’origine all’infuori del mistero di Cristo, dal momento che è Cristo che ci illumina fino in fondo al riguardo (cfr. Rm 5,12-21).

Non è questa la sede per trattare del peccato originale e delle sue sfaccettature, non è l’intenzione dell’articolo, ma non poche volte si assiste ad una sorta di disagio da parte di cristiani (cattolici) nell’affermare che davvero vi sia stata una colpa d’origine. Un disagio tale da considerare quel brano di Gen 3,1-24 come se fosse solo un modo per raccontare alcune cose; una storiella posta per rispondere alla sofferenza umana; un modo per dire all’uomo che deve stare al suo posto; un tentativo religioso per spiegare il male nel mondo, non tanto distante da altri racconti di altre religioni; un modo per dire che la donna sbaglia sempre e roba di questo tipo. Insomma, oggi più che mai con difficoltà si ammette l’esistenza di una colpa d’origine, sfociando nei famosi «modi di dire» e nell’ostinazione al riferimento «puramente simbolico», ignorando cosa sia il «simbolo», che non è fantasia (ne ho parlato qui). Ora, dacché il tono dell’articolo è polemico e non vale il cosiddetto politicamente corretto, vorrei precisare non è possibile essere cristiani – meno che mai cattolici – senza credere a quanto esposto sopra. Il testo è chiaro: non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al mistero di Cristo. Mi dispiace, ma oggi come oggi pochissime parole vengono spese su questo argomento, che è fondamentale e chi ha il dovere di parlarne lo faccia. Se non vi è chiarezza su questo, come ci si rapporterà al Natale, alla Pasqua, alla Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), alla Chiesa e alla sua storia, al Sacrificio Eucaristico (la Messa), alla Beata Vergine Maria, al mistero del male, alla salvezza in Cristo, alla vita futura ecc.?

Ed ecco che in maniera deplorevole e sottilmente ordinata il servizio televisivo propone tre pubblicità che a mio parere risultano oscene, oltre a mostrare l’enorme superficialità o l’enorme malizia di chi mira allo sradicamento di due verità fondamentali per il cristiano: il peccato originale e il mistero di Cristo nell’istituzione dell’Eucaristia. Queste le pubblicità, per poi passare alla doverosa nota polemica.







Cercherò di spiegare ogni parola del titolo in riferimento a queste cose esecrabili. Tuttavia, voglio precisare che non si tratta di chiusura nei confronti dell’espressione, ovvio, ma in questo caso mi pare che si sia giunti pubblicamente a un passo dall’oscenità. La dimensione religiosa dell’essere umano, qualunque essa sia, non può non godere di rispetto. Riguarda l’essere umano nella sua intimità.

 

- «Adesione»: con tale termine non si vuole indicare soltanto il contatto tra due cose, ma anche l’aver prestato il proprio assenso alla volontà altrui. Questo assenso è rivolto a quella volontà che si pone come negazione di Dio (cfr. 1Gv 2,22-23).

 

- «Narcotizzata»: l’adesione avviene in uno stato di anestesia intellettuale, subìta o cercata consapevolmente. Non può essere altrimenti, dal momento che gli argomenti circa il peccato originale e l’istituzione della santa Eucaristia hanno impegnato menti eccellenti e consentito di far scorrere fiumi di inchiostro. Altro che storielle raccontate per tenere nel sonno le menti, è vero il contrario, ossia l’abbandono di certi argomenti ha condotto a quella riduzione intellettuale che appare in tutta la sua evidenza (ad esempio il fatto che oggi vi sia un dominio della tecnica che conduce a considerare quasi esclusivamente il prodotto avente come fine il solo consumo nell’assoluta immanenza). Si pensi a quel mirabile incontro tra la filosofia e la teologia nel mistero dell’Eucaristia (ciò che avviene con la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo si chiama transustanziazione): partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, [i fedeli] offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con Essa (Conc. Vat. II, Lumen gentium, n. 11). Si pensi al significato del termine persona e sulla importanza di tale termine, il quale non si capirebbe pienamente se si ignorassero i primi concilî della Chiesa. Si pensi alla grande difficoltà odierna di riconoscere il bene, il vero, il bello, riducendoli solo a ciò che appare nella pura successione inconsistente di fenomeni, con la quasi impossibilità di ricondurli alla ricchezza dell’essere come loro principio e fine, di quell’essere conferito in modo partecipativo da Colui che non presenta composizione alcuna e che è il reale principio di ogni essere, di ogni bene, di ogni verità, di ogni bellezza, dal momento che è l’Essere per sé sussistente. Non solo, poiché l’amore stesso in Dio è sussistente e sarebbe vano cercare all’infuori di Dio il fondamento della capacità di amare dell’uomo. Proprio per quanto riguarda l’amore ci si renderà conto che sempre più avanzano descrizioni dello stesso, o meglio, di alcuni aspetti, ma non definizioni.

 

- «Seduzione»: interessante questa parola, in quanto vuol dire conduzione a sé («sedurre» da se-ducere, ossia condurre a sé), non intesa esclusivamente nel campo affettivo. Infatti, si intende anche l’azione di condurre a sé per distogliere l’altro dal compiere il bene, per separarlo dal compiere il bene o ciò che dovrebbe. Ed è su questo senso che ci si soffermerà.

Il testo biblico riporta ciò che Eva rispose a Dio: «il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato» (Gen 3,13).

Senza entrare in particolari molto interessanti ma che richiederebbero troppo spazio, è possibile notare che l’«inganno» segue quell’atto di «conduzione a sé» da parte del serpente, che in ultimo separa Eva – e con ella Adamo – da Dio. Il punto è che i progenitori non potevano cadere in «inganno» nel vero senso della parola, se per inganno si intende un raggiro, un condurre in errore o cercare di far credere vere le cose che sono false e viceversa, dal momento che i progenitori non erano ignorantelli, come spesse volte vengono presentati in merito a questo evento, in quanto non soggetti ad ignoranza. La scelta fu consapevole e la «seduzione» del serpente non ha fatto altro che spingere ulteriormente a commettere esternamente ciò che poi è stato commesso, volontariamente, ma già a partire dall’interno (peccato interno), per cui il credere alle parole del serpente e il commettere quel peccato, non sarebbe stato possibile se prima non vi fosse stato l’amore del proprio potere e una superba presunzione di sé (cfr. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 94, 4; Ibid. ad 1). Ed ecco l’anomalia: la scelta di un bene transitorio, il cui fondamento risiede in Colui che è il Bene sussistente, al posto dello stesso Bene sussistente dal quale deriva il bene. Anomalia che si fonda sulla superbia, ossia il considerare solo la propria eccellenza, una sorta di ripiegamento su se stessi.

Come è possibile notare, la questione è molto profonda e ci sarebbe tanto altro da aggiungere, ma è chiaro che un argomento come questo non può essere oggetto di scherno.

 

- «Narcotizzante»: in tal caso la seduzione ha effetto narcotizzante, dal momento che – mi dispiace per la durezza, ma il tono è polemico – si ha uno svuotamento anzitutto intellettuale, tale da portare a promuovere messaggi pubblicitari come quelli sopra. Ma lo svuotamento non è solo intellettuale, dato che coinvolge tanti aspetti dell’uomo, compreso quello della riverenza.

È davvero interessante quanto il genio di C.S. Lewis mette in bocca a Berlicche, tutto intenzionato ad istruire il nipote Malacoda: «È buffo che i mortali ci rappresentino sempre come esseri che mettono loro in testa questa o quella cosa: in realtà il nostro lavoro migliore consiste nel tenere le cose fuori dalla loro testa» (C.S. Lewis, Lettere di Berlicche, trad. A. Castelli, Mondadori, Milano 2015, p. 20. Titolo originale: The Screwtape Letters). Effetto narcotizzante.

 

Tirando le somme, risulta chiaro il messaggio ultimo: proposta ridicolizzata di Dio conducente all’adesione vuota e negatrice di Dio, ossia il dolce avvelenamento. Cosa ne consegue? Semplice: l’adesione al nulla, ossia all’imperfezione assoluta. Senza troppi giri di parole, si tratta di un vero messaggio anticristico, nei confronti del quale non è possibile restare imperturbabili. Ciò interpella chi sta scrivendo proprio perché membro della Chiesa per mezzo del Battesimo, per cui ritengo doverosa la polemica a difesa di verità fondamentali per la vita cristiana. Inoltre, e non so se vi sia consapevolezza o meno, queste oscenità intaccano soprattutto la dignità umana – Dio non è soggetto di mutazione ontologica –, dal momento che l’uomo ha ragione di ritenersi superiore a tutto l’universo, a motivo della sua intelligenza, con cui partecipa della luce della mente di Dio (Conc. Vat. II, Gaudium et spes, n. 15). Pertanto, la grandezza dell’uomo è in riferimento a Dio, altrimenti ci sarà sempre quel ripiegamento che oggi comporta l’essere assoggettati a se stessi, o peggio, ai prodotti delle proprie mani, delle mani dell’uomo (cfr. Sal 115). Ma questa non è libertà e la visione cristiana mira all’innalzamento, non all’abbassamento. Tra i tanti aspetti fondamentali dell’Incarnazione, vi è anche la manifestazione della dignità umana: mentre mediteranno tutto ciò, i fedeli non dimenticheranno che Dio volle sottostare all’umile fragilità della nostra carne, affinché il genere umano fosse innalzato al più alto livello della dignità (Catechismo Tridentino o Romano, n. 51). Dio non può essere attaccato, dal momento che è Dio, ma l’uomo può esserlo e in tal caso nel suo nucleo: lo smarrimento di Dio comporta anche lo smarrimento dell’uomo.


Gabriele Cianfrani