Spesse
volte si leggono titoli che difficilmente sono riconducibili al contenuto
dell’articolo e ciò costituisce un grave errore, ma non credo sia questo il
caso, dal momento che si cercherà di spiegare non solo ogni parola del titolo
in questione ma anche l’ordine, dacché anche questo è importante. Il materiale
è importante (le parole), ma poi occorre che vi sia un certo ordine. L’ordine
delle parole è importante poiché rimanda all’intenzione dell’autore, a ciò che
l’autore vuole comunicare e in che modo intenda farlo, e sono sicuro che già si
possa scorgere il modo polemico col quale intendo proseguire, obbligatoriamente
senza risparmio. Forse sarò più lungo del solito, ma doverosamente.
Prima di iniziare vorrei riportare un passo del Catechismo della Chiesa
Cattolica, In quanto sarà indispensabile per quel che seguirà:
La dottrina del peccato
originale è, per così dire, «il rovescio» della Buona Novella che Gesù è il
Salvatore di tutti gli uomini, che tutti hanno bisogno della salvezza e che la
salvezza è offerta a tutti grazie a Cristo. La Chiesa, che ha il senso di
Cristo, ben sa che non si può intaccare la rivelazione del peccato originale
senza attentare al mistero di Cristo (n. 389).
Sono parole che non
avrebbero bisogno di spiegazione, ma certamente richiedono, o meglio,
pretendono lunga riflessione. Infatti, non è possibile trattare del mistero di
Cristo e ignorare la colpa d’origine (peccato originale), così come non è
possibile considerare la colpa d’origine all’infuori del mistero di Cristo, dal
momento che è Cristo che ci illumina fino in fondo al riguardo (cfr. Rm
5,12-21).
Non è questa la sede per
trattare del peccato originale e delle sue sfaccettature, non è l’intenzione
dell’articolo, ma non poche volte si assiste ad una sorta di disagio da parte
di cristiani (cattolici) nell’affermare che davvero vi sia stata una colpa
d’origine. Un disagio tale da considerare quel brano di Gen 3,1-24 come se
fosse solo un modo per raccontare alcune cose; una storiella posta per
rispondere alla sofferenza umana; un modo per dire all’uomo che deve stare al
suo posto; un tentativo religioso per spiegare il male nel mondo, non tanto
distante da altri racconti di altre religioni; un modo per dire che la donna
sbaglia sempre e roba di questo tipo. Insomma, oggi più che mai con difficoltà
si ammette l’esistenza di una colpa d’origine, sfociando nei famosi «modi di
dire» e nell’ostinazione al riferimento «puramente simbolico», ignorando cosa
sia il «simbolo», che non è fantasia (ne ho parlato qui). Ora, dacché il tono
dell’articolo è polemico e non vale il cosiddetto politicamente corretto,
vorrei precisare non è possibile essere cristiani – meno che mai cattolici –
senza credere a quanto esposto sopra. Il testo è chiaro: non si può
intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al mistero di
Cristo. Mi dispiace, ma oggi come oggi pochissime parole vengono spese su
questo argomento, che è fondamentale e chi ha il dovere di parlarne lo faccia. Se
non vi è chiarezza su questo, come ci si rapporterà al Natale, alla Pasqua,
alla Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), alla Chiesa e alla sua storia, al
Sacrificio Eucaristico (la Messa), alla Beata Vergine Maria, al mistero del
male, alla salvezza in Cristo, alla vita futura ecc.?
Ed ecco che in maniera
deplorevole e sottilmente ordinata il servizio televisivo propone tre
pubblicità che a mio parere risultano oscene, oltre a mostrare l’enorme
superficialità o l’enorme malizia di chi mira allo sradicamento di due verità
fondamentali per il cristiano: il peccato originale e il mistero di Cristo
nell’istituzione dell’Eucaristia. Queste le pubblicità, per poi passare alla doverosa
nota polemica.
Cercherò di spiegare ogni
parola del titolo in riferimento a queste cose esecrabili.
- «Adesione»: con tale
termine non si vuole indicare soltanto il contatto tra due cose, ma anche
l’aver prestato il proprio assenso alla volontà altrui. Questo assenso è
rivolto a quella volontà che si pone come negazione di Dio (cfr. 1Gv 2,22-23).
- «Narcotizzata»:
l’adesione avviene in uno stato di anestesia intellettuale, subìta o cercata
consapevolmente. Non può essere altrimenti, dal momento che gli argomenti circa
il peccato originale e l’istituzione della santa Eucaristia hanno impegnato
menti eccellenti e consentito di far scorrere fiumi di inchiostro. Altro che
storielle raccontate per tenere nel sonno le menti, è vero il contrario, ossia
l’abbandono di certi argomenti ha condotto a quella riduzione intellettuale che
appare in tutta la sua evidenza (ad esempio il fatto che oggi vi sia un dominio
della tecnica che conduce a considerare quasi esclusivamente il prodotto
avente come fine il solo consumo nell’assoluta immanenza). Si
pensi a quel mirabile incontro tra la filosofia e la teologia nel mistero
dell’Eucaristia (ciò che avviene con la conversione del pane e del vino nel
corpo e nel sangue di Cristo si chiama transustanziazione): partecipando
al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, [i fedeli]
offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con Essa (Conc. Vat. II, Lumen gentium, n.
11). Si pensi al significato del termine persona e sulla importanza di
tale termine, il quale non si capirebbe pienamente se si ignorassero i primi
concilî della Chiesa. Si pensi alla grande difficoltà odierna di riconoscere il
bene, il vero, il bello, riducendoli solo a ciò che appare
nella pura successione inconsistente di fenomeni, con la quasi impossibilità di
ricondurli alla ricchezza dell’essere come loro principio e fine, di
quell’essere conferito in modo partecipativo da Colui che non presenta
composizione alcuna e che è il reale principio di ogni essere, di ogni bene,
di ogni verità, di ogni bellezza, dal momento che è l’Essere per
sé sussistente. Non solo, poiché l’amore stesso in Dio è sussistente e
sarebbe vano cercare all’infuori di Dio il fondamento della capacità di amare
dell’uomo. Proprio per quanto riguarda l’amore ci si renderà conto che
sempre più avanzano descrizioni dello stesso, o meglio, di alcuni aspetti, ma
non definizioni.
- «Seduzione»:
interessante questa parola, in quanto vuol dire conduzione a sé («sedurre»
da se-ducere, ossia condurre a sé), non intesa esclusivamente nel
campo affettivo. Infatti, si intende anche l’azione di condurre a sé per
distogliere l’altro dal compiere il bene, per separarlo dal compiere il bene o
ciò che dovrebbe. Ed è su questo senso che ci si soffermerà.
Il testo biblico riporta
ciò che Eva rispose a Dio: «il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato» (Gen
3,13).
Senza entrare in
particolari molto interessanti ma che richiederebbero troppo spazio, è
possibile notare che l’«inganno» segue quell’atto di «conduzione a sé» da parte
del serpente, che in ultimo separa Eva – e con ella Adamo – da Dio. Il punto è
che i progenitori non potevano cadere in «inganno» nel vero senso della parola,
se per inganno si intende un raggiro, un condurre in errore o cercare di far
credere vere le cose che sono false e viceversa, dal momento che i progenitori
non erano ignorantelli, come spesse volte vengono presentati in merito a questo
evento, in quanto non soggetti ad ignoranza. La scelta fu consapevole e la
«seduzione» del serpente non ha fatto altro che spingere ulteriormente a
commettere esternamente ciò che poi è stato commesso, volontariamente, ma già a
partire dall’interno (peccato interno), per cui il credere alle parole del serpente
e il commettere quel peccato, non sarebbe stato possibile se prima non vi fosse
stato l’amore del proprio potere e una superba presunzione di sé (cfr. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae,
I, q. 94, 4; Ibid. ad 1). Ed ecco l’anomalia: la scelta di un bene
transitorio, il cui fondamento risiede in Colui che è il Bene sussistente, al
posto dello stesso Bene sussistente dal quale deriva il bene. Anomalia che si
fonda sulla superbia, ossia il considerare solo la propria eccellenza, una
sorta di ripiegamento su se stessi.
Come è possibile notare,
la questione è molto profonda e ci sarebbe tanto altro da aggiungere, ma è
chiaro che un argomento come questo non può essere oggetto di scherno.
- «Narcotizzante»: in tal
caso la seduzione ha effetto narcotizzante, dal momento che – mi
dispiace per la durezza, ma il tono è polemico – si ha uno svuotamento
anzitutto intellettuale, tale da portare a promuovere messaggi pubblicitari
come quelli sopra. Ma lo svuotamento non è solo intellettuale, dato che
coinvolge tanti aspetti dell’uomo, compreso quello della riverenza.
È davvero interessante
quanto il genio di C.S. Lewis mette in bocca a Berlicche, tutto intenzionato ad
istruire il nipote Malacoda: «È buffo che i mortali ci rappresentino sempre
come esseri che mettono loro in testa questa o quella cosa: in realtà il nostro
lavoro migliore consiste nel tenere le cose fuori dalla loro testa» (C.S. Lewis, Lettere di Berlicche,
trad. A. Castelli, Mondadori, Milano 2015, p. 20. Titolo originale: The
Screwtape Letters). Effetto narcotizzante.
Tirando le somme, risulta
chiaro il messaggio ultimo: proposta ridicolizzata di Dio conducente
all’adesione vuota e negatrice di Dio, ossia il dolce avvelenamento. Cosa ne
consegue? Semplice: l’adesione al nulla, ossia all’imperfezione assoluta. Senza
troppi giri di parole, si tratta di un vero messaggio anticristico, nei
confronti del quale non è possibile restare imperturbabili. Ciò interpella chi
sta scrivendo proprio perché membro della Chiesa per mezzo del Battesimo, per
cui ritengo doverosa la polemica a difesa di verità fondamentali per la vita
cristiana. Inoltre, e non so se vi sia consapevolezza o meno, queste oscenità
intaccano soprattutto la dignità umana – Dio non è soggetto di mutazione
ontologica –, dal momento che l’uomo ha ragione di ritenersi superiore a tutto
l’universo, a motivo della sua intelligenza, con cui partecipa della luce della
mente di Dio (Conc. Vat. II, Gaudium
et spes, n. 15). Pertanto, la grandezza dell’uomo è in riferimento a Dio,
altrimenti ci sarà sempre quel ripiegamento che oggi comporta l’essere
assoggettati a se stessi, o peggio, ai prodotti delle proprie mani, delle mani
dell’uomo (cfr. Sal 115). Ma questa non è libertà e la visione cristiana mira
all’innalzamento, non all’abbassamento. Tra i tanti aspetti fondamentali
dell’Incarnazione, vi è anche la manifestazione della dignità umana: mentre
mediteranno tutto ciò, i fedeli non dimenticheranno che Dio volle sottostare
all’umile fragilità della nostra carne, affinché il genere umano fosse
innalzato al più alto livello della dignità (Catechismo Tridentino o
Romano, n. 51). Dio non può essere attaccato, dal momento che è Dio, ma l’uomo
può esserlo e in tal caso nel suo nucleo: lo smarrimento di Dio comporta anche
lo smarrimento dell’uomo.