Stando al meraviglioso
teso evangelico di ieri, ossia della ventunesima Domenica del Tempo Ordinario - articolo già scritto il 24 agosto 2020 e qui ripubblicato -,
ciò che vi è contenuto è estremamente profondo e vasto, infatti il testo è
quello di Mt 16,13-20, che viene solitamente definito come il «primato di
Pietro». Ora, tra i tanti punti contenuti, ve n’è uno molto importante che
risponde ad una domanda altrettanto importante: cos’è la Chiesa? La risposta a
questa domanda la si può trovare benissimo in questo brano del Vangelo secondo
Matteo. Per cui si cercherà, senza dilungamenti, di rispondere a tale domanda
considerando il testo evangelico.
In latino, poiché rende
meglio, il passo riguardante l’edificazione della Chiesa su san Pietro è il
seguente: Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram
aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam
(Mt 16,18). Dal testo latino si pone l’accento su quell’«ecclesiam (meam)»,
infatti, la derivazione è dal greco «ἐκκλησία»
(ekklēsía), che deriva dal verbo
greco «καλέω» che
significa «chiamare». Ora, nella Bibbia dei LXX (versione greca della Bibbia),
si riscontra che il termine greco «ekklēsía» traduce
l’ebraico «קהל» (qahal), mentre il greco «συναγωγή»
traduce l’ebraico «עֵדָה» (‘edah).
Ci si chiederà quale sia la differenza. Ebbene la differenza è che «synagoge»
esprime una sorta di passività, ossia una semplice assemblea, un raduno; «ekklēsía»
esprime più attività, ossia una convocazione, una assemblea ma sorta per
chiamata. In tal caso, poiché il termine «Chiesa» viene dal greco «ekklēsía»,
il quale traduce l’ebraico «qahal» ed esprime attività della chiamata, la
Chiesa è soprattutto la «chiamata di Dio», la «convocazione da parte di Dio» e
non un semplice raduno di uomini. In ciò si comprende che il fondamento ultimo
della Chiesa è Dio stesso poiché la chiamata è da parte di Dio. Certamente la
roccia sulla quale il Cristo edificherà la Chiesa sarà quella di Pietro, ma la
Chiesa in quanto tale è opera di Dio – Gesù è pienamente uomo e pienamente Dio,
poiché è il Verbo eterno incarnato –, infatti Gesù dice che edificherà la «sua»
Chiesa. Ed è per questo che la Chiesa non dipende, in ultima istanza, dagli
uomini, ma da Dio stesso. Pietro prenderà in mano il timone, ma di una Chiesa
che non è sua, ma di Dio.
A questo punto vi è lo
spunto per quel che riguarda la «santità» della Chiesa, ossia come può dirsi
santa se ancora si commette peccato. Ma la risposta è che alla santità occorre
non solo che si risponda ma che si corrisponda. A quale santità? A quella a cui
siamo stati chiamati col santo Battesimo, il quale rigenera la persona umana
nelle profondità della sua natura, intrinsecamente. Pertanto, nonostante il
peccato venga commesso – questo è un tema molto importante, ma che non è
possibile sviluppare adesso –, la Chiesa può dirsi «santa» in quanto non è
l’uomo ad averla convocata, ma Dio. E Dio è santo, o meglio, è il Santo! Per
cui il fondamento ultimo è sempre Dio. La Chiesa, nonostante sia chiamata anche
a purificarsi nel tempo, tale purificazione è in vista del raggiungimento della
santità totale, del compimento della santità. Ma ciò che deve giungere come
messaggio, è che la Chiesa non ha origini umane ma divine, dacché è la
convocazione di Dio, è la Chiesa di Dio.
Gabriele Cianfrani
PS. Articolo già pubblicato in https://bussolaculturale.it/la-chiesa-convocazione-di-dio-o-semplice-raduno-di-uomini-a-cura-di-gabriele-cianfrani/
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