La Solennità
di tutti i Santi - ma proprio di tutti - esprime chiaramente l’invito a
rispondere e corrispondere alla chiamata battesimale, ossia quella di giungere
alla pienezza della vita cristiana, che è appunto la santità nella perfetta
comunione con Dio.
Il Signore
disse a Mosè di comunicare a tutta la comunità d'Israele le prescrizioni
seguenti: «Siate santi, perché io sono santo, Io, il Signore vostro Dio [כִּ֣י קָד֔וֹשׁ
אֲנִ֖י יְהוָ֥ה אֱלֹהֵיכֶֽם]» (Lv 19,1-2).[1]
Il santo
Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito («vitae
spiritualis ianua»), e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti.
Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di
Dio, diventiamo membra di Cristo, siamo incorporati alla Chiesa e resi
partecipi della sua missione: «Baptismus est sacramentum regenerationis
per aquam in verbo - Il Battesimo può definirsi il sacramento della
rigenerazione cristiana mediante l’acqua e la parola» (Catechismo della
Chiesa Cattolica, n. 1213).
Ma questo riguarda tutti, membri dell’ordine
sacro, religiosi, laici!
Occorre chiarire che la
parola «laico» non è sinonimo di agnostico o ateo o aconfessionale, come
spesso si sente: la parola «laico» deriva dal greco «λαός» (laόs), che
vuol dire «popolo», per cui si fa riferimento all’intero popolo. Perciò col
nome di laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei membri
dell’ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè,
che, dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo e costituiti Popolo
di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico
e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la
missione propria di tutto il popolo cristiano (Conc. Vat. II, Lumen
gentium, n. 31). Pertanto, non è bene che si guardi alla santità
come qualcosa che riguarda esclusivamente una parte della Chiesa, ma tutta la
Chiesa, nella quale rientrano anche i laici in quanto battezzati, per cui sono
Chiesa. Non solo, ma i laici sono estremamente importanti ed è giusto che prendano
atto della loro importanza nella vita della Chiesa: la vocazione alla santità
affonda le sue radici nel Battesimo e viene riproposta dagli
altri sacramenti, principalmente dall’Eucaristia: rivestiti di Gesù
Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono «santi» e sono,
perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella
santità di tutto il loro operare (Giovanni Paolo II, Esort.
ap. Christifideles laici, n. 16). La vocazione dei fedeli laici
alla santità comporta che la vita secondo lo Spirito si esprima in modo
peculiare nel loro inserimento nelle realtà temporali e nella
loro partecipazione alle attività terrene (Ibid., n.
17).
È chiaro dunque a tutti che tutti i fedeli
di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e
alla perfezione della carità: da questa santità è promosso, anche nella società
terrena, un tenore di vita più umano. Per raggiungere questa perfezione, i
fedeli usino le forze ricevute secondo la misura con cui Cristo volle donarle,
affinché, seguendo l’esempio di Lui e fattisi conformi alla sua immagine, in
tutto obbedienti alla volontà del Padre con piena generosità si consacrino alla
gloria di Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del Popolo di Dio
crescerà in frutti abbondanti, come è splendidamente dimostrato, nella storia
della Chiesa, dalla vita di tanti santi. (Conc.
Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n.
40).
Il cammino della perfezione passa
attraverso la croce. Non c’è santità senza rinuncia e senza combattimento
spirituale (CCC., n. 2015; Cf. 2Tm 4).
Dunque è evidente che, dal momento del Battesimo, ognuno è chiamato a realizzarsi nella santità, nella propria vita, ma avendo l’attenzione nella oggettività di Dio e della Sua Chiesa. In fin dei conti, siamo il popolo in cammino: se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri (1Gv 1,7). Ma è bene ripetere «nella luce» e non camminare e basta, o addirittura nel buio. Ciò non è mai un fatto strettamente privato, il cammino di «fede» non è privato: professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una testimonianza ed un impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato. [...] La Chiesa nel giorno di Pentecoste mostra con tutta evidenza questa dimensione pubblica del credere e dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona. È il dono dello Spirito Santo che abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola franca e coraggiosa (Benedetto XVI, Motu proprio, La porta della fede, n. 10). Evidente il fatto che l’esempio della santità perfetta sia la Madonna.
In merito a tale solennità, è illuminante il sermone 20 (Beata gens - Beata la nazione) di San Tommaso d’Aquino, del quale seguiranno alcune parti.
***
In primo luogo dico che Davide loda il
collegio dei santi per la loro dignità: «Beata la nazione». La dignità di
questo collegio si nota dal fatto che essi sono giunti là dove noi tendiamo.
Inoltre essi possiedono ciò che noi desideriamo. E ancora, sono stati
costituiti al di sopra di quanto noi possiamo conoscere […].
Tutta la dignità dei santi dipende da
colui che li governa. È cosa molto miserevole, abietta e orribile che l'uomo
assoggetti se stesso a qualcosa che è a lui inferiore o vile […]. La somma
perfezione di una realtà è che risulti sottomessa a colui che la rende
perfetta. La materia non è perfetta se non è sottomessa alla forma; e l'aria
non è ornata e bella se non quando è sottomessa al sole; e l'anima non è
perfetta se non è sottomessa a Dio. In ciò, dunque, consiste la nostra
beatitudine: essere sottomessi a Dio.
Ora, uno potrebbe domandare come è la
nostra sottomissione a Dio. Risposta: essa è reale, ma mediata, attraverso gli
angeli, i prelati, i pedagoghi, i quali ci custodiscono in maniera che possiamo
tutti pervenire alla beatitudine.
Ora fate attenzione: ci furono alcuni, e
purtroppo ce ne sono ancora, i quali hanno sostenuto che la felicità e la
beatitudine fossero nelle realtà terrene. […] ma questa opinione è falsa,
poiché tutte le realtà terrene passano come l'ombra.
In quale modo il Signore è Dio «di
questa nazione»? Rispondo che il Signore è loro Dio perché lo conoscono, lo
possiedono e ne godono. (Tommaso
d’Aquino, sermone 20).
[1] Nella visualizzazione mobile qualche
parola ebraica potrebbe non risultare nell’ordine corretto, per cui si rimanda
alla visualizzazione sul computer.
Gabriele Cianfrani
Bellissimo. Rinforza il desiderio di cercare la luce, di essere santi anche noi.
RispondiEliminaVéronique grazie mille per l'apprezzamento!
EliminaGrazie Gabriele! Mi ha nutrito l'anima (più dell'omelia che ho sentito questa mattina!). Siamo santi perché LUI è santo!! Amen! E andiamo insieme, come popolo, non da soli. E festeggiamo oggi quelli santi che non sono ufficialmente riconosciuti come tale... Auguri ai nostri genitori e familiari nel cielo!!
RispondiElimina