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domenica 1 novembre 2020

1° NOVEMBRE - SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI

 



La Solennità di tutti i Santi - ma proprio di tutti - esprime chiaramente l’invito a rispondere e corrispondere alla chiamata battesimale, ossia quella di giungere alla pienezza della vita cristiana, che è appunto la santità nella perfetta comunione con Dio.

Il Signore disse a Mosè di comunicare a tutta la comunità d'Israele le prescrizioni seguenti: «Siate santi, perché io sono santo, Io, il Signore vostro Dio [כִּ֣י קָד֔וֹשׁ אֲנִ֖י יְהוָ֥ה אֱלֹהֵיכֶֽם]» (Lv 19,1-2).[1]

Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito («vitae spiritualis ianua»), e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo, siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione: «Baptismus est sacramentum regenerationis per aquam in verbo - Il Battesimo può definirsi il sacramento della rigenerazione cristiana mediante l’acqua e la parola» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1213).

Ma questo riguarda tutti, membri dell’ordine sacro, religiosi, laici!

Occorre chiarire che la parola «laico» non è sinonimo di agnostico o ateo o aconfessionale, come spesso si sente: la parola «laico» deriva dal greco «λαός» (laόs), che vuol dire «popolo», per cui si fa riferimento all’intero popolo. Perciò col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo e costituiti Popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano (Conc. Vat. II, Lumen gentium, n. 31). Pertanto, non è bene che si guardi alla santità come qualcosa che riguarda esclusivamente una parte della Chiesa, ma tutta la Chiesa, nella quale rientrano anche i laici in quanto battezzati, per cui sono Chiesa. Non solo, ma i laici sono estremamente importanti ed è giusto che prendano atto della loro importanza nella vita della Chiesa: la vocazione alla santità affonda le sue radici nel Battesimo e viene riproposta dagli altri sacramenti, principalmente dall’Eucaristia: rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono «santi» e sono, perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità di tutto il loro operare (Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, n. 16). La vocazione dei fedeli laici alla santità comporta che la vita secondo lo Spirito si esprima in modo peculiare nel loro inserimento nelle realtà temporali e nella loro partecipazione alle attività terrene (Ibid., n. 17).

È chiaro dunque a tutti che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso, anche nella società terrena, un tenore di vita più umano. Per raggiungere questa perfezione, i fedeli usino le forze ricevute secondo la misura con cui Cristo volle donarle, affinché, seguendo l’esempio di Lui e fattisi conformi alla sua immagine, in tutto obbedienti alla volontà del Padre con piena generosità si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del Popolo di Dio crescerà in frutti abbondanti, come è splendidamente dimostrato, nella storia della Chiesa, dalla vita di tanti santi. (Conc. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 40).

Il cammino della perfezione passa attraverso la croce. Non c’è santità senza rinuncia e senza combattimento spirituale (CCC., n. 2015; Cf. 2Tm 4).

 Dunque è evidente che, dal momento del Battesimo, ognuno è chiamato a realizzarsi nella santità, nella propria vita, ma avendo l’attenzione nella oggettività di Dio e della Sua Chiesa. In fin dei conti, siamo il popolo in cammino: se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri (1Gv 1,7). Ma è bene ripetere «nella luce» e non camminare e basta, o addirittura nel buio. Ciò non è mai un fatto strettamente privato, il cammino di «fede» non è privato: professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una testimonianza ed un impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato. [...] La Chiesa nel giorno di Pentecoste mostra con tutta evidenza questa dimensione pubblica del credere e dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona. È il dono dello Spirito Santo che abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola franca e coraggiosa (Benedetto XVI, Motu proprio, La porta della fede, n. 10). Evidente il fatto che l’esempio della santità perfetta sia la Madonna.

 In merito a tale solennità, è illuminante il sermone 20 (Beata gens - Beata la nazione) di San Tommaso d’Aquino, del quale seguiranno alcune parti. 

***

In primo luogo dico che Davide loda il collegio dei santi per la loro dignità: «Beata la nazione». La dignità di questo collegio si nota dal fatto che essi sono giunti là dove noi tendiamo. Inoltre essi possiedono ciò che noi desideriamo. E ancora, sono stati costituiti al di sopra di quanto noi possiamo conoscere […].

 

Tutta la dignità dei santi dipende da colui che li governa. È cosa molto miserevole, abietta e orribile che l'uomo assoggetti se stesso a qualcosa che è a lui inferiore o vile […]. La somma perfezione di una realtà è che risulti sottomessa a colui che la rende perfetta. La materia non è perfetta se non è sottomessa alla forma; e l'aria non è ornata e bella se non quando è sottomessa al sole; e l'anima non è perfetta se non è sottomessa a Dio. In ciò, dunque, consiste la nostra beatitudine: essere sottomessi a Dio.

Ora, uno potrebbe domandare come è la nostra sottomissione a Dio. Risposta: essa è reale, ma mediata, attraverso gli angeli, i prelati, i pedagoghi, i quali ci custodiscono in maniera che possiamo tutti pervenire alla beatitudine.

 

Ora fate attenzione: ci furono alcuni, e purtroppo ce ne sono ancora, i quali hanno sostenuto che la felicità e la beatitudine fossero nelle realtà terrene. […] ma questa opinione è falsa, poiché tutte le realtà terrene passano come l'ombra.

 

In quale modo il Signore è Dio «di questa nazione»? Rispondo che il Signore è loro Dio perché lo conoscono, lo possiedono e ne godono. (Tommaso d’Aquino, sermone 20).



[1] Nella visualizzazione mobile qualche parola ebraica potrebbe non risultare nell’ordine corretto, per cui si rimanda alla visualizzazione sul computer.



Gabriele Cianfrani




3 commenti:

  1. Bellissimo. Rinforza il desiderio di cercare la luce, di essere santi anche noi.

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  2. Grazie Gabriele! Mi ha nutrito l'anima (più dell'omelia che ho sentito questa mattina!). Siamo santi perché LUI è santo!! Amen! E andiamo insieme, come popolo, non da soli. E festeggiamo oggi quelli santi che non sono ufficialmente riconosciuti come tale... Auguri ai nostri genitori e familiari nel cielo!!

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