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giovedì 16 aprile 2020

QUANDO LE PAROLE "PADRE", "MADRE" E "FIGLIO" SONO TUTT'ALTRO CHE SEMPLICI PAROLE O CONVENZIONI

aprile 16, 2020 Posted by Gabriele Cianfrani No comments


Certamente Simba non avrebbe concluso granché se avesse seguito le parole dei suoi nuovi amici Timon e Pumbaa, nonostante la loro simpatia e, per alcuni versi, il loro sostegno in diversi momenti. Ma è chiaro che, se da una parte vi era un aiuto, dall'altra vi era la perdita della stessa identità di Simba. Del resto Simba non solo stava ignorando chi egli fosse, in quanto legittimo erede al trono, ma stava addirittura ignorando prima di tutto di essere un… leone! Per cui Simba stava ignorando addirittura la sua natura. 
In tal caso risulta determinante l’incontro con Rafiki, il quale esprime a Simba una verità imprescindibile, o meglio, la verità dalla quale non è possibile prescindere: << sei il figlio di Mufasa! >>.
All’udir ciò Simba non può fare a meno di seguire Rafiki, poiché la verità, per quanto possa essere oscurata o distorta, non potrà mai essere obliata. Ignorata sì oppure in parte dimenticata, ma annullata no. Anzi, più si cerca di oscurarla più essa pretende di emergere e di occupare il posto che le spetta. 
Simba non aveva rimosso affatto di essere figlio di Mufasa, ma a quanto pare lo stava ignorando e in parte quasi dimenticando, e ciò lo ha portato ad una vera crisi, al solo ricordo di ciò che Mufasa gli disse e che il padre di Mufasa disse a lui (scena riguardante le stelle, in riferimento ai re del passato). 
Ed ecco che Simba segue Rafiki per trovare, o meglio, per riscoprire la verità pulsante e inclusa in quelle stesse parole di Rafiki (sei il figlio di Mufasa). In quell’essere “figlio di Mufasa” si trova la verità imprescindibile che riporta Simba ad essere non solo ciò che è per natura (un leone), ma addirittura ad essere ciò che è chiamato ad essere, ossia a divenire re. 
Ma proprio in quel momento di riscoperta della verità, in quel momento in cui Simba si fa avanti per riscoprirla, per ritrovarla – poiché mai poteva andare perduta –, Mufasa gli va incontro, il padre gli va incontro. 
Le parole di Mufasa sono quelle di un padre verso il figlio, sono incisive, scuotono Simba. Essendo Simba figlio di Mufasa e di Sarabi, in tal caso l’unico, è anche il legittimo re, e le parole di Mufasa servono anche a far “riemergere” – poiché la verità di fondo c’è sempre – il fatto che Simba è chiamato ad essere re. D’altra parte, ciò evidenzia anche il fatto che il padre e la madre sono figure che rimandano alla regalità, poiché il figlio erediterà sempre una cosa della quale sarà sempre debitore: la vita. 
Ecco che Mufasa, nel dire a Simba di essersi dimenticato di chi egli fosse e di conseguenza anche del padre, pur avendo tutto, stava per perdere tutto… A questo punto subentrano quelle parole che rimarranno indelebili in Simba: << RICORDATI CHI SEI! >>. Tali parole ritorneranno proprio nel momento in cui Simba salirà sulla rupe dei re, prendendo il suo posto di re, certo, ma prima ancora quello di “figlio”. 
Una scena, questa della riscoperta per Simba della verità di essere il figlio di Mufasa, che non solo è splendida in sé, ma porta alla mente anche il “quarto comandamento”. Tale comandamento, quello di “onorare il padre e la madre”, rivela una verità irrinunciabile già solo per essere appunto il “quarto”, dacché fa da ponte tra Dio e il prossimo. 
In merito, mi avvalgo delle parole dell’Angelico (San Tommaso d’Aquino), riportate nel Commento ai Dieci Comandamenti:
"Ora, tra tutti i congiunti sono a noi più congiunti il padre e la madre, e perciò, come dice Ambrogio [Commento a Luca 7,136], in primo luogo dobbiamo amare Dio, in secondo luogo il padre e la madre […]. Inoltre, i genitori danno al figlio tre cose: il fondamento quanto all’essere, come è detto in Sir 7[,29]: Onora tuo padre e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che se non fosse per loro tu non saresti; il nutrimento o il sostegno quanto alle necessità della vita: infatti, come è detto in Gb 1[,21], il figlio entra nel mondo nudo, ma è soccorso dai genitori; terza cosa, l’educazione […]. Quindi, i figli ricevono dai genitori l’essere, il nutrimento e la disciplina. E visto che da loro riceviamo l’essere, dobbiamo onorarli più dei signori da cui riceviamo solo le cose, fatta eccezione per Dio, da cui riceviamo l’anima […]".
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Beh, è chiaro che quando Simba ritorna a casa per prendere il posto che gli spetta, ci vanno bene anche Timon e Pumbaa. Da semplici suricato e facocero a consiglieri del re!

Gabriele Cianfrani



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